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    Olio di oliva, si teme calo produttivo

    3 Ottobre 2022

    Le prime indicazioni del tutto provvisorie sulla campagna olivicola fanno presagire un raccolto non abbondante. Dopo mesi di siccità, molti degli invasi del Paese non sono in grado di garantire i necessari volumi di acqua di irrigazione e a questo si affianca anche il fatto che nelle aree a più alta vocazione olivicola la prossima raccolta è da considerare di scarica, nella naturale alternanza.
    Stime più solide saranno fornite da ISMEA in questo mese di ottobre quando cominceranno ad arrivare i riscontri dai frantoi con indicazioni più precise sulle rese per le quali le prossime settimane saranno comunque determinanti.
    A livello internazionale, intanto, la campagna produttiva che si avvia alla conclusione si è rivelata tutt’altro che scarsa, a dispetto delle prime stime dell’autunno scorso, con una produzione di circa 3,4 milioni di tonnellate. Quasi tutti i principali paesi produttori, comunitari e non, hanno incrementato le proprie produzioni a partire dalla Spagna (+7,3%) nonostante le preoccupazioni legate alla siccità e dall’Italia (329 mila tonnellate, in aumento del 20% sul 2020). È cresciuto anche il ruolo di altri paesi del bacino del Mediterraneo e soprattutto della Tunisia dove è stata messa in atto una strategia di rinnovamento generalizzato del settore nelle diverse fasi della filiera.
    Guardando all’andamento del mercato in Italia, nei primi nove mesi del 2022 si registra una lieve flessione per l’extravergine (-5%) a fronte di aumenti nel segmento del lampante e soprattutto dei raffinati, il cui mercato è fortemente correlato a quello degli oli di semi, schizzati alle stelle a causa del conflitto in Ucraina.

    Tuttora, nonostante sia in atto a partire dall’estate un’inversione di tendenza, le quotazioni del raffinato di oliva sono sopra del 50% rispetto a febbraio 2022. Intanto, indicazioni non certo ottimistiche sulla prossima raccolta sia in Italia che in Spagna stanno trasmettendo una certa dinamicità ali listini degli Evo specie sulle piazze pugliesi.

    L’elemento che preoccupa maggiormente gli operatori in tutte le fasi della filiera sono i costi di produzione le cui dinamiche assumono connotati di incertezza tali da rendere difficile la programmazione della produzione sia nella fase agricola, che nelle fasi più a valle. All’aumento del 19% dei mezzi tecnici di produzione per l’olio di oliva – dato comunque inferiore alla media del settore agricolo – vanno aggiunti tutti quelli nelle fasi più a valle, a partire dal confezionamento che ha visto incrementi rilevanti del vetro e difficoltà di reperimento.
    esi della flessione della produzione comunitaria (-3%), determinata dalla riduzione attesa in Spagna (-7%) e Grecia (-14%), e della contestuale crescita fuori dai confini della Ue, trainata dalla Tunisia (+71%), oltre che dalla Turchia (+9%) e dal Marocco (+25%).

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    Tag:  Francesca Petrini,  Gabriele Rotini,  ISMEA,  olio di oliva

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