E’ urgente e opportuno riaprire nelle zone rosse le attività regolari, per arginare le attività degli abusivi che, non adottando i protocolli, oltre a danneggiare chi opera nelle regole, è potenziale fonte di diffusione di contagio. L’emergenza pandemica ha comportato una diffusione a macchia d’olio della piaga dell’abusivismo nel settore dell’acconciatura e dell’estetica. Un fenomeno dalle proporzioni enormi nell’intero Paese, che mette a repentaglio la salute dei cittadini e la tenuta degli operatori che rispettano le regole.
La fotografia dell’Istat sul settore dei servizi alla persona
Gli ultimi dati a disposizione, diffusi dall’Istat, descrivono un quadro preoccupante. Già nel 2018 il tasso di irregolarità di acconciatori e centri estetici risultava del 27,1%. Il valore in assoluto più alto osservato tra i vari settori e che supera di gran lunga quello medio nazionale (14,2%).
Il fenomeno si è acuito in coincidenza con le chiusure imposte alle imprese di acconciatura e di estetica dal Governo, nelle zone rosse del Paese.
Gli effetti dei lockdown
Le attuali chiusure nelle zone rosse dell’Italia e i lockdown che si sono susseguiti negli ultimi dodici mesi hanno rappresentato una manna per gli abusivi. Hanno infatti operato indisturbati, intensificando la loro attività, senza rispettare alcun protocollo o misura di sicurezza. Con la conseguenza di esporre i cittadini che ricorrono ai loro servizi a un enorme rischio di contagio.
La campagna di sensibilizzazione di CNA Benessere e Sanità
CNA è al fianco di acconciatori ed estetiste in questa difficile battaglia. Ecco perché ha lanciato sui social una campagna di sensibilizzazione verso i consumatori, per renderli consapevoli dei pericoli che si corrono rivolgersi a operatori irregolari e non autorizzati.
L’appello alle istituzioni
Come CNA lanciamo poi un ulteriore appello alle istituzioni, chiamate a un impegno ancora più incisivo: siano intensificati i controlli delle autorità locali. L’efficacia degli accertamenti è infatti vitale per le imprese del settore. Mai come in questo momento, c’è bisogno di trasmettere alle imprese sane un segnale tangibile della vicinanza delle istituzioni.