In Emilia-Romagna si contano più di 7mila imprese per la parte manifatturiera che impiegano oltre 52mila addetti e che producono un export per un valore di 4,6 miliardi di euro. E se alla parte tipicamente industriale si aggiunge la componente terziaria legata alla filiera della moda (quasi 23mila imprese che impiegano circa 90mila addetti) la filiera del tessile in Emilia-Romagna, nonostante la crisi che ciclicamente colpisce il settore, raggiunge quasi 30mila imprese e oltre 140mila addetti. Tuttavia, il settore negli ultimi anni ha registrato una marcata fase di rallentamento, dovuta in parte alla crisi economica globale e in parte alla forte contrazione della domanda interna nonché ad un necessario riposizionamento delle imprese e ad una mutazione generale della filiera che sta portando verso nuovi assetti.

Colpa della crisi dei consumi, della globalizzazione, in qualche caso delle imprese, che non hanno saputo adattarsi al cambiamento, e colpa anche della concorrenza, in particolare quella sleale.

Made in Italy non significa solo realizzare le produzioni all’interno del confine nazionale: il suo vero valore deriva soprattutto da un saper fare unico, così come da principi etici quali sostenibilità economica della filiera, tutela dei diritti di chi lavora, rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori.

Oltre che dai saperi e dalle capacità di imprenditori e di maestranze che vanno difesi e che, auspichiamo, possano essere rispettati e tutelati attraverso l’applicazione di un rating del valore e della adozione di tabelle di costo orario della subfornitura per evitare la rete di illegalità che si nasconde dietro a committenti senza scrupoli.

Ma attenzione a non far ricadere solo su pseudo-imprenditori senza scrupoli (stranieri o italiani che siano) la sola responsabilità della rete di illegalità che i blitz delle autorità continuano a scoprire in Italia. Va fatta chiarezza su chi utilizza questi laboratori con lo scopo di risparmiare sui costi e aumentare i profitti. I committenti sicuramente sanno che questa concorrenza si basa solo su evasione, elusione, mancata applicazione delle regole e sfruttamento al limite della schiavitù. Se non si spezza questa catena responsabilizzando tutti gli anelli della catena dal committente al fornitore non si risolverà mai il problema.

CNA punta il dito direttamente su chi da questo sistema diffuso trae vantaggio e sulla debolezza contrattuale della subfornitura rispetto alla concorrenza, debolezza che nasce da una disparità economica diffusa a livello nazionale.

<<È di fondamentale importanza per CNA – commentano i portavoce regionali Lodi, Gasparini, Lombardi dei mestieri della moda più toccati da queste dinamiche – la battaglia per nuove tabelle del costo orario del lavoro, essenziali per contrastare la concorrenza sleale nella subfornitura della filiera della moda. Le tabelle sono un prezioso strumento che esprime la base su cui andare a formulare, insieme ad altri parametri economici, i valori nella contrattazione privata fra committente e subfornitore. Sono valori di riferimento suddivisi per livello di appartenenza, che, evidenziando il costo medio orario del lavoro, fissano inequivocabilmente un parametro omogeneo a cui sommare i costi fissi e la giusta remunerazione dell’attività d’impresa, per una reale sostenibilità economica del processo produttivo>>.

Non solo, il riconoscimento del costo del lavoro deve essere considerato anche un cambiamento culturale, capace di coinvolgere il consumatore, che viene chiamato ad essere parte attiva nella selezione del prodotto in fase di acquisto, orientandolo verso un “consumo responsabile” nel rispetto della dignità del lavoro e della sua qualità in tutti i processi compresi nell’intera filiera del Made in Italy.

Per questo, ad avviso dell’Associazione, sono fondamentali le battaglie sul rating e per le nuove tabelle del costo orario del lavoro, redatte e condivise da CNA con sindacati e altre associazioni, essenziali per contrastare la concorrenza sleale nella subfornitura della filiera della moda.

Fonte: Ufficio Stampa CNA Emilia Romagna