Il 1° aprile scorso è stata raggiunta l’intesa sull’Accordo per il Credito 2015, tra l’ABI
(Associazione bancaria italiana) e le associazioni d’impresa, in particolare: Alleanza
delle Cooperative Italiane, che riunisce AGCI, Confcooperative e Legacoop; CIA;
CLAAI; Coldiretti; Confagricoltura; Confapi; Confedilizia; Confetra;
Confindustria; Rete Imprese Italia, che riunisce CNA, Confartigianato,
Confersercenti, Confcommercio e Casartigiani.
L’intesa, diretta a sostenere le PMI (piccole e medie imprese), si
inserisce sulla traccia delle precedenti e introduce forme di sostegno alla
ripresa facendo ricorso anche alle risorse TLTRO (Targeted Long Term
Refinancing Operation) cioè Operazione
di rifinanziamento mirata a lungo termine, introdotta dalla BCE con prestiti ad
un tasso di 10 punti base sopra quello di riferimento con scadenza a 4 anni e l’obiettivo
di vincolare i finanziamenti alle banche alla concessione di crediti a famiglie
e imprese.
A partire dal 2009, l’ABI e le Parti hanno definito una serie di
iniziative volte a sostenere le esigenze di liquidità delle imprese, grazie
alle quali le PMI beneficiarie hanno potuto sospendere il pagamento della quota
capitale di oltre 415 mila finanziamenti, ottenendo liquidità aggiuntiva per
circa 24 miliardi di euro.
L’Accordo consente di sospendere anche i finanziamenti che hanno già
beneficiato di tale strumento negli anni passati, con la sola esclusione di
quelli per i quali la sospensione è stata richiesta nei 24 mesi precedenti.
L’Accordo è stato trasmesso al Ministero dell’economia e delle finanze e al
Ministero dello sviluppo economico.
L’Accordo per il Credito 2015, che resterà in vigore fino al 31
dicembre 2017, prevede tre iniziative:
1. Imprese in Ripresa
2. Imprese in Sviluppo
3. Imprese e PA.
Imprese in Ripresa prevede
la possibilità per tutte le PMI “in bonis” di:
a) sospendere la quota
capitale delle rate di mutui e leasing, anche agevolati o perfezionati con
cambiali;
b) allungare il piano di
ammortamento dei mutui e le scadenze del credito a breve termine e del credito
agrario.
Dalla definizione “imprese in bonis” vengono escluse le imprese che
presentano posizioni classificabili quali “inadempienze probabili”, alla luce
delle nuove disposizioni della vigilanza bancaria.
Si tratta della riproposizione della moratoria, in un contesto, però,
profondamente modificato dal nuovo quadro regolamentare che può determinare per
le banche la necessità di maggiori accantonamenti di capitale a fronte di
operazioni, realizzate a seguito di difficoltà finanziarie del prenditore,
quali la richiesta di sospensione o allungamento di un finanziamento.
Nell’Accordo si è operato per evitare che si potesse generare un
automatismo tra richiesta di sospensione/allungamento e peggioramento dei costi
per l’impresa. In particolare, nel caso di sospensione dei finanziamenti, con
il coinvolgendo il Fondo Centrale di Garanzia, si è ottenuto che l’aumento del
tasso possa essere solo temporaneo (24 mesi) e che comunque non debba superare
i 75 punti base, mentre nelle operazioni di allungamento l’incremento massimo
possibile è pari a 100 bps.
In linea generale, nella quantificazione dei costi aggiuntivi per
l’impresa, si fa sempre riferimento agli effettivi costi aggiuntivi per la
banca.
Imprese in Sviluppo prevede
che le banche aderenti costituiscano dei plafond individuali – con un obiettivo
di dotazione complessiva pari a 10 miliardi di euro – destinati al
finanziamento dei progetti imprenditoriali delle PMI. La nuova misura si
estende anche al finanziamento dell’incremento del capitale circolante
necessario a rendere operativi investimenti realizzati o in corso, come anche
della capacità operativa necessaria a far fronte a nuovi ordinativi.
Imprese e PA riprende lo
schema precedente per lo smobilizzo dei crediti delle imprese verso la PA,
aggiornandone i contenuti alle recenti disposizioni legislative, ed in
particolare al rafforzamento dell’istituto della certificazione avvenuto con il
DL 66/2015.
L’ABI e le associazioni d’impresa si sono anche accordate per alcuni
impegni comuni. Si attiveranno per sottoscrivere un accordo con l’Agenzia delle
Entrate in base al quale, le imprese che hanno richiesto il rimborso di un
credito di natura fiscale (anche alla luce delle nuove disposizioni in materia
di Split Payment e Reverse Charge) possano ottenerne l’anticipazione bancaria.
È prevista, entro il 30 giugno 2015, la costituzione di un forum di dialogo per
la promozione di un maggiore utilizzo, da parte delle banche, delle
informazioni di natura qualitativa, anche riferite agli attivi intangibili, per
la valutazione del merito di credito delle imprese, oltre che un tavolo di
confronto sul rapporto banca-confidi con l’obiettivo di promuoverne
l’evoluzione e lo sviluppo.
Per ogni informazione potete rivolgervi alle sedi zonali della CNA oppure alla società di consulenza creditizia e finanziaria del gruppo CNA, PREFINA SRL – Via La Spezia 52/a – Parma, mail: agenzia.pr@prefina.it telefono 0521 227295-244.