Bologna,
22 giugno
– Sempre più locomotiva italiana,
ma fanalino di coda del treno delle regioni nordeuropee che hanno innestato una
marcia in più.

 

Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto
sono le regioni italiane che stanno facendo rialzare la testa all’economia
nazionale dopo il diluvio della crisi, ma per continuare a farlo con maggiore
intensità non possono perdere ulteriore terreno rispetto ai Länder tedeschi.

 

Per questo, nonostante la Lombardia nel
2017 abbia superato il livello del PIL del periodo pre-crisi ed Emilia-Romagna e
Veneto siano prossime a farlo, mentre il resto del Paese è ancora lontano da
quei livelli, la crisi ha cambiato profondamente i sistemi economici delle tre
regioni e l’uscita dal tunnel pone il territorio di fronte ad una molteplicità
di sfide complesse, che devono essere affrontate se si vuole almeno mantenere
livelli sufficienti di competitività.

 

È questo
il quadro che emerge dal Rapporto 2018
dell’Osservatorio interregionale
economia e territorio
costituito dalle CNA
regionali dell’Emilia-Romagna, della Lombardia e del Veneto
, curato dal
Centro Studi Sintesi (il sesto dalla sua costituzione) e presentato oggi a
Bologna da Alessandro Conte, Dario Costantini e Daniele Parolo, rispettivamente Presidenti di CNA Veneto, CNA Emilia
Romagna e CNA Lombardia.

 

Il rapporto rivela altri indicatori
del ritorno ai livelli pre-crisi: in Emilia Romagna il boom delle esportazioni è guidato dalla meccanica (+73%), mentre in
Lombardia e in Veneto spiccano i progressi
dell’agroalimentare
(+72% e +100%) e la crescita della chimica-gomma-plastica (+63% e +71%). L’occupazione è in crescita e complessivamente,
per Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, il numero di occupati risulta essere
significativamente superiore rispetto ai livelli del 2007 (+2,9%), a differenza
di quanto manifestato dal quadro nazionale (+0,6%), con una migliore
performance di quella femminile, cresciuta mediamente del 5,2%. La spinta
occupazionale, soprattutto per le tre regioni, è stata fornita dagli occupati a
tempo determinato, che hanno contribuito a compensare la flessione del lavoro
indipendente. Il tasso di disoccupazione
nelle tre regioni è inferiore non solo alla media italiana, ma anche a quella
europea.

 

Con 3
imprese su 10 l’artigianato delle tre regioni, che pure ha subito una flessione
del 3 per cento e ha perso più di 54.000 imprese, si conferma come parte rilevante
dell’economia di queste regioni e a livello nazionale dove le imprese artigiane
sono 2 e mezza su 10. Il traffico autostradale ha superato i volumi del 2007 in
tutte le principali tratte del Nord, soprattutto per i mezzi pesanti.

 

<>, affermano Costantini,
Parolo e Conte, Presidenti di CNA Emilia Romagna, CNA Lombardia e CNA Veneto.

 

È
proprio in tema di innovazione e rivoluzione digitale, che vanno adattate ad un
sistema produttivo basato sulla presenza diffusa di piccole e medie imprese, e dell’equilibrio
da trovare tra uso sostenibile del suolo e le opere infrastrutturali delle
quali lo sviluppo ha esigenza, che il Rapporto individua le principali sfide da
affrontare e vincere nelle tre regioni, per rimanere competitivi in Europa e
trainanti in Italia.

 

Per
quanto riguarda il digitale, però, l’indice DESI (Digital Economy and Society
Index) con il quale la Commissione Europea misura il livello di
digitalizzazione dell’economia e della società in ciascun Paese, indica che
l’Italia, nonostante i recenti progressi, è sempre agli ultimi posti in UE (25°
posto nel 2017) e si tratta di un gap digitale che si trasforma in un deficit
di competitività verso i principali Paesi europei.

 

Siamo
lontani dai competitor europei anche in tema di e-commerce. Anche se negli
ultimi 15 anni la diffusione della banda larga tra le imprese è stata
esponenziale e ormai nelle tre regioni siamo oltre la media nazionale del 95%, la
banda ultra-larga è solo al di sotto del 5% dei casi, e se quasi tutte le
imprese hanno un sito web, solo una su dieci è attiva nell’e-commerce.

 

Infine,
sul consumo di suolo le tre regioni detengono un record questa volta negativo,
essendo alle prime posizioni nazionali con una percentuale di molto superiore
alla media nazionale, e questo nonostante la crisi abbia colpito anche e
pesantemente gli investimenti e in particolare il settore immobiliare. L’elemento di maggior rilievo dell’analisi è senza dubbio la
flessione dell’edilizia, che a livello nazionale ha perso quasi 1/3 del valore
aggiunto ridottosi tra il 2007 e il 2017 del 32%. In Emilia Romagna e in Veneto
la contrazione è stata ancor più rilevante, facendo segnare rispettivamente un
-40% e un -39%.

 

Le
trasformazioni avvenute nell’ultimo decennio possono essere raffigurante
mediante l’incidenza dei settori economici sul valore aggiunto complessivo. Il
terziario si conferma il principale settore economico del Paese, assorbendo
quote crescenti di valore aggiunto (74,1% nel 2017). Analoga dinamica si
riscontra anche nelle tre regioni, nonostante il terziario occupi un ruolo
leggermente inferiore rispetto al quadro nazionale: in Lombardia il 71,1% del
valore aggiunto regionale è fornito dai servizi, in Veneto tale quota si limita
al 67,3% mentre in Emilia-Romagna non arriva al 67%.

 

Un
possibile punto di partenza per recuperare il terreno che questa situazione ci
ha fatto perdere rispetto ai competitori più vicini come i principali Länder tedeschi,
Baviera, Baden Württemberg e Nordreno-Vestfalia che hanno ampliato le distanze
con le nostre Regioni sia in termini di Pil pro-capite, sia per quanto concerne
la dinamica del valore aggiunto, può essere l’esercizio di una maggiore
autonomia legislativa e amministrativa da parte delle Regioni.

 

Sarà
col nuovo Governo che andrà finalizzato il lavoro avviato al termine della
legislatura con caratteristiche diverse in ciascuna regione, ma con l’analogo
obiettivo di ottenere dalla trattativa col governo un livello di autonomia
sulle materie decisive per poter dare il necessario impulso al tessuto
economico e sociale delle tre regioni.

 

<>,
concludono Parolo, Costantini e Conte, Presidenti di CNA Lombardia, CNA Emilia Romagna e CNA Veneto.

 

Fonte: Ufficio Stampa CNA Emilia Romagna