Il ciclo di incontri “Fuori dagli schermi” ha visto il suo secondo appuntamento il 24 giugno 2024, incentrato sul ruolo dell’intimacy coordinator nel cinema e nell’audiovisivo. Il focus, moderato da Ivan Olgiati, Presidente di CNA Cinema e Audiovisivo Emilia-Romagna, ha coinvolto tre esperte del settore: Arianna Quagliotto, Maria Soledad Marciani e Luisa Lazzaro. L’incontro ha offerto una panoramica approfondita su questa figura professionale cruciale per garantire il benessere sul set.
Intimacy coordinator: una figura chiave per la sicurezza emotiva e fisica
Contrariamente alla percezione comune, il compito dell’intimacy coordinator non si limita esclusivamente alle scene di sesso. “L’intimità riguarda tutte quelle situazioni umane che coinvolgono la fiducia e la vulnerabilità, sia del personaggio che dell’attore,” ha spiegato Arianna Quagliotto. Questo include anche scene di violenza non consensuale o di grande impatto emotivo, dove la vulnerabilità degli attori è particolarmente esposta.
L’importanza della comunicazione e del consenso
L’adozione dell’intimacy coordinator ha guadagnato slancio con il movimento #MeToo, che ha messo evidenziato anche la necessità di una maggiore tutela e trasparenza sui set. Maria Soledad Marciani ha sottolineato: “Senza comunicazione, non può esserci consenso. Il nostro ruolo è anche quello di valutare le dinamiche di potere all’interno del cast e facilitare un ambiente di lavoro rispettoso e sicuro.”
Un esempio emblematico della mancanza di consenso è la famosa scena del burro in “Ultimo tango a Parigi”, diretto da Bernardo Bertolucci. “Maria Schneider non era stata informata della scena nei dettagli, il che ha causato un trauma all’attrice,” ha ricordato sempre Marciani. “Un intimacy coordinator avrebbe evitato una situazione del genere, garantendo il consenso informato e il rispetto dei limiti degli attori.”
Critiche e benefici
Una delle critiche più comuni riguarda la percezione che l’intimacy coordinator possa rappresentare un elemento di censura. Tuttavia, come ha affermato Luisa Lazzaro, “Non è un elemento di censura, ma di tutela sia per gli attori che per i produttori. Un buon coordinamento facilita la produzione, valutando i rischi delle scene e apportando un contributo creativo tramite coreografie e movimenti studiati.”
A riprova dell’importanza di questa figura, Quagliotto ha citato l’evoluzione delle produzioni negli Stati Uniti e nel Regno Unito, dove esistono protocolli ben definiti per il lavoro degli intimacy coordinator. In Italia, attualmente, ci sono solo venti professionisti certificati e si sta lavorando per sviluppare un protocollo nazionale che garantisca standard di sicurezza e rispetto reciproco sui set.
Verso un futuro più sicuro
La professione dell’intimacy coordinator non solo promuove il consenso informato, ma aiuta anche a risanare le dinamiche di potere spesso presenti nei set cinematografici. “L’obiettivo è togliere quelle responsabilità o preoccupazioni che possono bloccare la creatività di tutto il set,” ha concluso Lazzaro. Questo nuovo approccio, che sta gradualmente prendendo piede anche in Italia, promette di rivoluzionare il modo in cui vengono gestite le scene di intimità, garantendo un ambiente di lavoro più sano e sicuro per tutti.