Quando parliamo di sostenibilità non possiamo non pensare al ruolo fondamentale che svolgono le Università, molte delle quali sono impegnate a diminuire il loro impatto ambientale e ad essere attori di primo piano nella transizione verde, per contribuire alla realizzazione di società più sostenibili. Così come l’Università degli Studi di Parma che per contribuire alla salvaguardia del pianeta ha costituito una struttura organizzativa interdisciplinare sulla sostenibilità che si occupa di: rifiuti, energia, acqua, emissioni di CO2, mobilità ed engagement con il territorio. Un gruppo di lavoro interno che punta all’operatività per migliorare la situazione e ad azioni mirate, come l’importante investimento che è stato fatto nella gestione dell’energia, il cui risultato si tradurrà nella riduzione dei consumi e di conseguenza delle emissioni inquinanti.

Tuttavia, il concetto di sostenibilità non è legato solo al tema ecologico, bensì accende l’attenzione anche sulla sensibilizzazione dal punto di vista economico e sociale. Il Rettore Paolo Andrei ne è convinto quando afferma l’importanza di trasmettere al mondo imprenditoriale che al di là delle richieste di legge, da parte degli istituti di credito e dei sistemi di filiera, il tema della sostenibilità, in tutte le sue diramazioni, è una grande opportunità di investimento che può far crescere bene l’azienda. Il suo consiglio? Cercare di migliorare il proprio posizionamento in ambito ecologico, sociale ed economico. I criteri ESG richiedono una ricchezza di informazioni e di dati che non devono essere visti come un modo per “apparire”, ma come uno strumento gestionale e di misurazione utile per lo sviluppo dell’impresa nei suoi multiformi aspetti. Serve, però, un salto culturale – afferma il Prof. Andrei – per sensibilizzare e formare le persone sul valore che la sostenibilità può apportare alla propria impresa. Un lavoro fondamentale che le associazioni di categoria stanno svolgendo, come motore per aggregare bisogni e opportunità imprenditoriali, dal trasferimento tecnologico, all’innovazione, dal benessere dei dipendenti, alla sostenibilità in senso più ampio del termine. Fare cultura e fornire formazione è la priorità più immediata, ma in seguito, occorre fornire risposte concrete con ricadute operative. Una di queste, che il Rettore considera di notevole importanza, ma che occorrerebbe valorizzare, è il dottorato di ricerca industriale, uno strumento che permette alle aziende di investire sulle risorse umane in modo specifico, attivando un percorso di formazione e di ricerca con accordi di collaborazione tra università e azienda, in questi anni facilitati anche dalle risorse messe a disposizione dal PNRR.

Una preziosa opportunità condivisa anche dal Direttore di CNA Parma Andrea Allodi che considera la ricerca di competenze qualificate una delle necessità più richieste oggi dalle imprese. Un gap di talenti e di professionalità che deve essere superato in fretta, proprio con la formazione, sempre più specifica, che gli atenei stanno riaggiornando, in stretto contatto con le imprese. Un tema di estrema attualità ormai affrontato in molte forme, ma che rimane sempre di difficile risoluzione. Le associazioni di categoria rappresentano in quest’ottica il fulcro principale da cui partono molte azioni concrete per unire le due dimensioni, la formazione universitaria e il mondo dell’impresa. Solo così si può pensare di superare il gap, attraverso lo sviluppo di carriere costruite ad hoc e con la definizione in modo strategico di contenuti formativi rilevanti, personalizzati e più accessibili anche grazie a bandi di finanziamento e ad agevolazioni che possano incentivare gli imprenditori ad impegnarsi in questa direzione.