La spirale di rincari delle materie prime e dei semilavorati allarma le imprese del settore manifatturiero e in particolare le micro imprese sulle quali l’impatto degli aumenti dei prezzi è più rilevante. È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Ufficio Studi della CNA su un campione di circa mille tra micro e piccole imprese. La fotografia presenta tinte fosche, il 55% subirà una contrazione della redditività (quasi il 70% nella chimica), un’impresa su sei teme rallentamenti dell’attività e una su cinque un calo di ordini e fatturato (24,3% per le micro imprese e 10,9% per quelle con più di 10 addetti). Inoltre i rialzi delle materie prime potrebbero generare spinte inflazionistiche e mortificare la ripresa della domanda con riflessi negativi anche sull’occupazione.
Le micro imprese sono le più esposte e con capacità molto limitate per adottare contromisure. I continui rincari e l’allungamento dei tempi di consegna rischiano di rendere insostenibili i preventivi accettati dalla clientela. Tra le contromisure il 67,8% del campione ha cercato di rinegoziare i preventivi proposti al cliente, quota che sale al 71% tra le imprese con oltre 10 dipendenti e supera l’87% nel settore della chimica.
L’aumento dei prezzi delle materie prime è un fenomeno che desta forte preoccupazione e sta creando grandi difficoltà alle imprese edili, c’è il rischio concreto di un blocco dei cantieri” – afferma l’Arch. Raffaele Ghillani, Presidente di CNA Costruzioni Parma – + 150% per l’acciaio tondo per cemento armato, +129% per Polietilene, +30% per il rame, solo per fare alcuni esempi. Serve un intervento urgente del governo – prosegue Ghillani – per adeguare i prezzi degli appalti in essere. Oggi le imprese lavorano sottocosto ed è quindi necessario adottare misure, da parte del Governo, simili a quelle adottate nel 2008, che possano evitare il blocco dei cantieri pubblici e privati. Occorre poi agire rapidamente in tema di Superbonus 110%; dopo un anno di stasi, i cantieri stanno finalmente partendo ma questa situazione rischia di compromettere anche l’efficacia di questa misura. Per usufruire delle agevolazioni fiscali occorre la congruità dei costi che va calcolata con riferimento ai prezzari ufficiali, che rischiano di essere obsoleti in poco tempo. Se non si interviene velocemente l’aumento dei prezzi rischia di erodere completamente l’utile delle imprese. Con una tale volatilità dei prezzi è veramente difficile per le imprese presentare dei preventivi affidabili.
Per arginare i rincari un’impresa su tre è alla ricerca di nuovi fornitori, strategia adottata dal 40% delle imprese dell’elettronica e dal 36,8% della meccanica/automotive. Nel complesso le imprese di minori dimensioni devono scegliere tra la forte contrazione dei margini di profitto e la possibilità di perdere il cliente. Il fenomeno dei rincari inoltre ha innescato una serie di difficoltà nel reperire i materiali con una preoccupante dilatazione dei tempi di consegna. L’indagine si è focalizzata su un paniere di 28 materie prime e beni intermedi. Nei primi 5 mesi dell’anno gli aumenti sono piuttosto differenziati e oscillano dall’11% delle ceramiche al 50,2% del ferro rispetto alla media del 2019.
Ai metalli il primato dei rialzi: i laminati sono saliti del 45%, l’acciaio inox +37,1%, rame +31,4% e l’alluminio sfiora il 30%. Nel segmento del legname si segnalano il rincaro dell’abete pari al 39,4%, pino +32,5%, noce +25,9%.
Più che i prezzi, che ormai hanno comunque raggiunto soglie impressionanti, quello che davvero sta diventando drammatico è l’approvvigionamento dei materiali – afferma Marco Triulzi, Presidente di CNA Meccanica Parma – la difficoltà di reperibilità ha innescato una spirale al rialzo che non sembra fermarsi. Non parliamo poi dei continui allungamenti dei tempi di consegna che vanno a compromettere crediti e garanzie bancarie estere. Ci troviamo di fronte una situazione in cui risulta quasi impossibile rispettare i tempi di consegna pattuiti contrattualmente con i clienti, se si tratta di operatori esteri la gestione cresce di complessità, ed una contemporanea crescita dei costi di produzione rispetto a quanto preventivato in fase di vendita. Una situazione assolutamente esplosiva. Un suggerimento che mi sento di dare ai nostri rappresentanti istituzionali è quello di eliminare almeno temporaneamente dazi e/o restrizioni alle importazioni extra UE in modo da permettere alle aziende una più facile reperibilità del materiale e di conseguenza una stabilizzazione dei prezzi.
Rialzi molto consistenti anche nelle plastiche con il polipropilene che supera il 30%, il Pvc segna un +22,8%. I semilavorati per la meccanica mostrano un aumento medio dei prezzi del 25,5% mentre più contenuta la componentistica elettronica che si attesta al 17,2%.
Le imprese valutano con preoccupazione anche l’allungamento dei tempi di consegna dei materiali che in media mostrano una dilatazione di 25 giorni con punte nella componentistica elettronica (40 giorni in più), polipropilene e poliuretano (33 giorni), laminati e reti metalliche 31 giorni. Slittamenti contenuti per coloranti e vernici (11 giorni), adesivi e sigillanti (17 giorni).