Mancano pochi giorni alle imprese italiane per prorogare le moratorie già in essere richieste ai sensi dall’articolo 56 del Decreto Cura Italia. Il Decreto Sostegni-bis infatti prevede che le imprese richiedano la proroga tramite esplicita richiesta scritta entro il 15 giugno prossimo. Diversamente dalla proroga precedente, essa non opera quindi in maniera tacita.

Altra novità rispetto alle precedenti proroghe è la possibilità di sospendere solo la quota capitale della rata, e non gli interessi maturati, che dovranno essere corrisposti alla banca creditrice entro le scadenze previste.

L’elemento di maggiore criticità però è relativo alle conseguenze sulla capacità di ottenere credito da parte delle imprese che potrebbero scaturire effettuando questa nuova richiesta di moratoria.

Le moratorie istituite a partire dalla primavera del 2020 hanno goduto di particolari deroghe da parte dell’autorità bancaria europee (EBA), permettendo alle aziende di poterne beneficiare senza che si configurasse una forbearance (concessione). Le concessioni forbearance sono delle modifiche alle condizioni del contratto originale della linea di credito concessa dalla banca al suo cliente e, anche in assenza di una formale ristrutturazione, sono chiari indicatori della difficoltà del debitore. Un credito oggetto di forbearance è definito forborne.

Un credito forborne da quindi origine ad una segnalazione bancaria non visibile in centrale rischi, che può nascere anche quando l’impresa è in bonis, e che quindi può influire negativamente sulla capacità dell’impresa di ottenere credito per un periodo di circa 2 anni in caso di regolarità del rimborso.

Purtroppo la nuova moratoria del Decreto Sostegni-bis non gode di deroghe dell’EBA e qualora la banca ritenga che senza tale moratoria l’impresa vada in difficoltà, tale misura deve essere considerata una concessione (forbearance).

Questo elemento deve quindi essere attentamente valutato da parte delle imprese nel momento di decidere se prorogare l’attuale moratoria o meno, sapendo che potrebbero poi configurarsi delle difficoltà di accesso al credito nel biennio 21-22.

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