CNA Fita: “Il Governo revochi immediatamente gli aumenti delle tariffe. La rete è inadeguata. E nel meccanismo di aggiornamento vanno coinvolte le associazioni degli autotrasportatori
professionali”.

 

“Chiediamo al Governo di revocare immediatamente
gli aumenti delle tariffe autostradali riconosciuti ai concessionari  come ogni inizio d’ anno”. Lo dichiara il
presidente nazionale della CNA Fita, Patrizio Ricci.

 

“Il mondo dell’autotrasporto sembra avere una sola
certezza – prosegue – il primo gennaio, inesorabilmente, arrivano gli
incrementi dei pedaggi a fronte di miglioramenti della qualità del servizio
solo presunti. Non sono riscontrati dagli utenti, infatti, e in particolare
dalle associazioni degli autotrasportatori professionali, cui non è
riconosciuta voce in capitolo, autentici figli di un dio minore che devono solo
pagare e tacere. Eppure, nei costi di un’azienda di autotrasporto di merci per
conto terzi, i pedaggi autostradali, con un impatto di circa il 10 per cento,
rappresentano la terza voce di costo dopo personale e carburante.

 

Un vettore
che esegue trasporti di linea nazionali effettua oltre il 70 per cento della
sua percorrenza annua su autostrade a pedaggio”. “E’ venuto il momento – sottolinea – di aggiornare
le modalità di adeguamento annuale delle tariffe, un meccanismo sostanzialmente
automatico in vigore dal 2007,  per
tenere conto in maniera più appropriata della qualità del servizio reso dai
concessionari. Continuiamo a registrare, infatti, l’inadeguatezza della rete
autostradale italiana. La dimostrano la velocità media, tra le più basse
d’Europa, i disagi che si ripercuotono sugli utenti a ogni precipitazione
nevosa, la mancanza di aree di sosta e di servizi di assistenza
appropriati,  la cattiva manutenzione
delle strutture e del manto autostradale”.

 

“Paradossalmente – tiene a precisare – gli aumenti
delle tariffe autostradali non tengono conto nemmeno delle aree svantaggiate:
l’incremento di poco inferiore al 13 per cento della Strada dei Parchi, a
esempio, penalizza le oltre 2mila attività dell’autotrasporto professionale
abruzzese che non dispongono di infrastrutture alternative accettabili da e
verso Roma. Invece, secondo il principio che lo Stato deve garantire la
continuità territoriale, a questi e ad altri territori svantaggiati dovrebbero
essere applicate tariffe scontate. Il Governo sia coerente: non può riconoscere
che l’autotrasporto professionale italiano ha i costi più cari d’Europa e poi –
conclude il presidente nazionale della CNA Fita – continuare a penalizzarlo”.

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