La recente ordinanza del Comune di Parma relativa
all’emergenza antismog, nella parte che riguarda gli impianti di riscaldamento,
contiene misure inefficaci e inattuabili
e destinate a creare più problemi di quanti non ne risolvano.
Vogliamo ricordare qui alcune delle principali criticità,
peraltro già segnalate anche da altri.
In via preliminare giova senz’altro ricordare l’estrema
difficoltà (ma potremmo anche parlare di impossibilità) di effettuare azioni di
controllo sul rispetto delle prescrizioni dell’ordinanza: relativamente semplice
controllare la chiusura delle porte di un negozio, assai più problematico
verificare la temperatura interna di un’abitazione.
Sul fronte degli impianti centralizzati un primo problema lo troviamo naturalmente
nelle difficoltà di adeguare tutti gli
impianti nel poco tempo a disposizione, problema che si riproporrà in modo
speculare quando cesserà l’emergenza e bisognerà riportare gli impianti al
funzionamento standard. Ma anche mettendoci tutta la buona volontà esistono
serie difficoltà di ordine tecnico, soprattutto per quanto riguarda le centrali
termiche di vecchia concezione.
Non è questa la sede per addentrarci in
dettagli tecnici peraltro ben noti agli operatori, vogliamo solo ricordare che
in condomini di grosse dimensioni e con impianti non recenti, è di fatto
impossibile garantire la medesima temperatura interna in tutti gli appartamenti
e per garantire una temperatura di 19° nell’unità immobiliare più svantaggiata
dal punto di vista termico dovremo necessariamente avere una temperatura di 19
+ x° in quella invece posta nelle condizioni più favorevoli.
Per le attività produttive la temperatura massima ammessa è
di 17° ma i problemi ci sono anche lì. Non tutte le attività produttive sono
uguali, in molte di esse, con un elevato livello di automazione, al personale
non è richiesto molto movimento fisico. Ma per chi sta fermo una temperatura di
soli 17° è ben lontana dall’essere confortevole.
D’altra parte il D.Lgs 81
relativo alla salute e sicurezza sul lavoro, nei punti dedicati al microclima
nei luoghi di lavori, richiede che ai
lavoratori sia garantita una temperatura confortevole. Cosa dovrebbe fare
dunque l’imprenditore? Tenere i 17° e rischiare le sanzioni previste dal D.Lgs
81 o mantenere una temperatura confortevole rischiando così le sanzioni del comune
di Parma?
Ma i problemi ci sono anche per gli impianti autonomi:
diversi manutentori associati ci hanno riferito di telefonate di clienti non in
grado di regolare autonomamente la temperatura (soprattutto persone anziane ma
non solo) e che “terrorizzati”
dalle sanzioni a cui è stato dato grande rilievo dagli organi di stampa,
chiedevano lumi al manutentore di fiducia.
In conclusione: un provvedimento che crea inutilmente
problemi sia ai cittadini che agli operatori e
senza che ne sortisca alcun reale beneficio per i livelli di
inquinamento; non è con grida manzoniane che si ottengono risultati
apprezzabili su questo fronte ma
piuttosto verificando che tutti i soggetti a ciò tenuti sottopongano gli
impianti termici di cui hanno la responsabilità a una regolare e costante manutenzione. Per questo è importante anche
che la Regione Emilia Romagna dia presto attuazione al CRITER (il catasto
regionale degli impianti termici) strumento indispensabile per il monitoraggio
degli impianti termici e accertare che le necessarie manutenzioni vengano
effettivamente eseguite nei modi e nei tempi previsti dalle disposizioni
vigenti.
Il Presidente Provinciale CNA Parma |
Il Presidente Provinciale Unione Impianti |
Gualtiero Ghirardi |
Maurizio Gallani |