Ieri, domenica 8 giugno, è stata presentata in CNA una ricerca sull’imprenditoria impropriamente definita “etnica”, cioè non italiana. Alla ricerca, condotta su base nazionale, ha collaborato anche la Cna di Parma favorendo il contatto tra alcuni imprenditori e gli intervistatori, di cui facevano parte (nella stesura e supervisione) anche figure professionali legate all’Università di Parma.

 

Nella tavola rotonda, condotta dall’associazione Scanderbeg nella persona di Erion Begaj, si sono alternati il presidente di CNA Parma Gualtiero Ghirardi, il presidente dell’associazione toscana AssoAlbania, il professore dell’Università di Parma, Andrea Lasagni.

 

Dopo la presentazione della ricerca (alcune copie della pubblicazione sono a disposizione facendone richiesta) e la tavola rotonda, varie sono state le domande del pubblico a cui gli intervenuti hanno dato risposta, lasciando aperti gli spazi anche a futuri incontri che tutti hanno ritenuto importanti anche per l’apertura di comuni futuri momenti di azione.

 

Oggi l’integrazione passa inevitabilmente dal poter avere un giusto posto nella società: come dipendenti ma sicuramente anche come imprenditori, in tutte le posizioni lavorative che le diverse preparazioni possono aprire, artigianali ma anche professionali (medici, avvocati, ingegneri).

 

Il riconoscimento che esistono imprenditori capaci in tutte le etnie è solo una constatazione di ciò che è la realtà; una realtà che parla di circa l’8% di imprese gestite da titolari non italiani.

 

Imprenditori ed imprese che in un Europa sempre più estesa non avrebbe senso chiamare stranieri ma che addirittura, come ha detto il presidente Ghirardi, non avrebbe senso neanche chiamare “etniche”: trattasi di imprese a tutti gli effetti che, operando in Italia e rispettando le leggi italiane, come CNA siamo pronti ad aiutare per il benessere generale.