Il mondo è cambiato. Sembra una banalità dirlo, ma la maggior parte delle persone non se ne rende ancora conto.
Sono cambiate le regole del gioco ma nessuno l’ha insegnato a chi nel gioco sta entrando proprio adesso: un giovane su tre sotto i 25 anni è disoccupato e la situazione non è migliore se si prendono in considerazione i neo laureati.
Com’è potuto accadere? Eppure i nostri genitori ed i nostri nonni ci hanno sempre spinto a studiare, a “fare i bravi a scuola”, perché lo studio garantiva occupazione, indipendenza,II risorse per costruire un futuro. A quanto pare lo studio non è più sufficiente.
Con l’evoluzione tecnologica, l’informatizzazione e la robotica le aziende tradizionali stanno diventando sempre più efficienti: grazie all’aumento di produttività sono necessarie oggi molte meno persone a parità di valore creato. In modo particolare funzioni che non generano direttamente valore come il marketing o la gestione amministrativa passano in secondo piano rispetto a chi “fa” e “produce”: ingegneri, tecnici, idraulici, elettricisti… sono le professioni più cercate. Persone in grado di costruire, di usare le proprie mani e il proprio cervello per creare software, oggetti, tecnologia.
Prima lezione: impegnarsi a scuola non è più sufficiente per trovare lavoro.
Impara ad usare le mani e la testa, cerca di capire cosa ti piace fare con passione. Impara a costruire qualcosa di utile o a creare software che risolve un problema ed avrai più lavoro di quello che mai potrai gestire.
Imparare non significa passare tre anni a studiare la teoria senza preoccuparsi del mondo del lavoro. Non dev’essere la tua laurea a decidere che lavoro farai ma il lavoro che vuoi (e che puoi fare) a suggerirti cosa devi studiare.
Mai come oggi l’uomo ha avuto accesso in modo facile ed immediato a così tanta conoscenza: da Wikipedia alle migliaia di corsi gratuiti messi a disposizione dalle migliori Università di tutto il mondo, oggi chiunque può imparare la programmazione, la meccanica, l’elettronica, la chimica, la biologia in modo totalmente autonomo e gratuito.
Chiunque può imparare una nuova lingua per viaggiare e chiunque può acquisire le basi dell’imprenditoria e creare una nuova impresa idea.
Seconda lezione: distinguere la “scuola” dal “lavoro” non ha più senso.
Il mondo del lavoro ti deve guidare nell’acquisire nuove conoscenze; imparare dev’essere un’attività continua, dinamica, diversificata.
La velocità con cui il mondo si sta evolvendo ha ormai reso obsoleto il tradizionale percorso studio-carriera: per sopravvivere è necessario entrare nel mondo del lavoro durante la fase scolastica e continuare a studiare una volta entrati nel mondo del lavoro.
Eppure il modello tradizionale è ancora quello seguito da tutti i giovani. Questo modello è contenuto nel manuale del mondo 1.0. Un manuale basato su una versione del mondo in cui i nostri nonni e i nostri genitori sono cresciuti. Un mondo in cui si andava a scuola, ci si laureava e si lavorava per 30 anni per la stessa azienda per poi andare in pensione e godersi la vecchiaia. Quel mondo non esiste più. Ora siamo alla versione 2.0 e il manuale necessario a sopravvivere non possono scriverlo i nostri genitori, devono scriverlo le nuove generazioni.
Terza lezione: decidete con la vostra testa e ignorate i consigli dei vostri genitori e dei vostri nonni.
Chi ha più di 50 anni non può comprendere questo mondo; non ha la più pallida idea di come funziona questo mondo in cui voi ventenni dovete fare delle scelte che influenzeranno il vostro futuro.
I vostri genitori sono cresciuti in un mondo talmente diverso da quello attuale che non possono nemmeno lontanamente comprendere quanto è difficile e frustrante per voi pensare al futuro.
Lottare per uno stage non pagato o vedere la propria laurea in giornalismo considerata come carta straccia sono esperienze che nessuno di loro ha mai avuto.
Quando hanno fatto le loro scelte di vita, diventare medico, avvocato o professore era considerato una garanzia per una vita prosperosa. Ora non è più così.
Non possono capire la velocità con cui le professionalità evolvono al giorno d’oggi rendendo impensabile trovare lavoro in un’azienda e pensare di rimanerci per trent’anni: il tuo lavoro potrebbe persino non esistere più tra trent’anni.
Chi faceva l’imprenditore lo faceva per scelta, adesso essere imprenditori è una necessità.
Ogni giovane è un imprenditore di se stesso in un modo o nell’altro. Pianificare e costruire la propria carriera professionale è compito di ognuno di noi e va fatto cercando di capire come il mondo sarà tra 5 o 10 anni.
Purtroppo un manuale che insegna come costruire una carriera ed avere una vita prosperosa nel mondo di oggi non è ancora stato scritto e sicuramente non non ha nulla a che vedere con quello che i nostri genitori hanno letto negli anni ’80. L’incertezza è ovunque nel nostro presente e nel nostro futuro. È uno spazio vuoto da colmare. E con ogni spazio vuoto ci sono tante opportunità per innovare e creare qualcosa di nuovo: un modo di vivere e di lavorare che sia adatto a questo nuovo mondo e che ci permetta di prosperare e realizzare i nostri sogni.
New York, 6 febbraio 2013
FEDERICO FEROLDI