La Camera di Commercio ha presentato oggi il rapporto economico che riguarda l’andamento dei primi 9 mesi del 2012. Non solo la congiuntura, ma l’export e le variazioni intervenute nel sistema imprenditoriale, nel quadro dello scenario economico locale, fondato sulle previsioni Unioncamere Prometeia e di quello generale delineato dal Fondo Monetario Internazionale.

 

L’andamento congiunturale analizzato nel rapporto si basa sul trend dei primi 3 trimestri: l’indagine Unioncamere della congiuntura manifatturiera per Parma ha interessato un campione di circa 250 imprese, mentre quella sul commercio ha coinvolto un campione di circa 150 imprese.

 

L’analisi dell’export si basa sui dati Istat che coinvolgono la totalità delle imprese provinciali, mentre il sistema imprenditoriale è studiato in base alle movimentazioni del Registro delle imprese. Come per l’economia italiana, anche per quella di Parma si può parlare di recessione. Il dato significativo è quello del valore aggiunto totale che a Parma, nel 2012, dovrebbe diminuire intermini reali del 2,5%, in controtendenza rispetto alla crescita dell’1,2% del 2011.

 

Ma, al di là della flessione, è da sottolineare che il livello reale del valore aggiunto atteso per il 2012 è inferiore del 6,9% rispetto a quello del 2007, quando la crisi non era ancora iniziata. In più, nessuna sostanziale variazione è prevista nel 2013 rispetto al 2012. Solo nel 2014 questo indicatore dovrebbe tornare a crescere rimanendo però al di sotto del 2%: ciò significa che non sarà comunque recuperato quanto è stato perso negli anni della crisi internazionale.

 

Ogni commento sulle performance dell’economia della nostra provincia nel 2012 non può prescindere dal quadro nazionale e internazionale: è ormai chiaro, infatti, che le economie locali sono sempre più intrecciate e dipendenti da quelle degli altri paesi europei ed extraeuropei e lo dimostra il ruolo preponderante che l’export continua ad avere nell’economia del sistema Parma.

 

Ma anche a livello globale gli scenari non sono rassicuranti: il Fondo Monetario Internazionale ha infatti ridotto le sue previsioni per la crescita mondiale. Secondo il World Economic Outlook laripresa globale sarà più graduale di quella prevista ad ottobre 2012: l’economia mondiale crescerà nel 2013 del 3,5% contro il 3,2% del 2012.

 

Senza contare che le manovre di austerità in atto in Europa sono destinate ad aggravare le tendenze recessive: l’Eurozona conoscerà un secondo anno di recessione e dovrebbe tornare a crescere solo nel 2014.

Alla diminuzione del valore aggiunto totale parmense concorrono tutti i settori con l’eccezione dell’agricoltura.

 

L’industria in senso stretto (comparto estrattivo, manifatturiero ed energetico) ha infatti accusato nel 2012 una flessione del 6% che vanifica i recuperi messi a segno nel biennio 2010-2011. Nel settore delle costruzioni il calo di valore aggiunto arriva quasi all’8% rispetto al 2011 e anche il variegato settore servizi registrerà una diminuzione dello 0,8%.

 

Solo l’agricoltura ha un andamento positivo, pari all’1,1% del valore aggiunto nel 2012; la crescita si manterrebbe nell’anno in corso e si consoliderebbe nel 2013 (+2,1%). Segnali migliori, invece, sul fronte dell’export. Nei primi nove mesi del 2012 le esportazioni sono aumentate del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pur se in forte decelerazione rispetto all’incremento del 10,4% messo a punto nello stesso periodo del 2011. La serie storica dei primi 9 mesi, dal 2005 ad oggi, mostra come complessivamente le esportazioni del 2012, a valori correnti, abbiano superato di oltre il 15% l’importo complessivo del 2008, quello più alto prima della crisi internazionale.

 

Nel dettaglio: nei primi nove mesi del 2012, rispetto allo stesso periodo del 2011, considerando i settori che contribuiscono maggiormente alle esportazioni provinciali, si rilevano aumenti significativi per prodotti alimentari (+8,0%), prodotti farmaceutici di base e preparatifarmaceutici (+4,7 %), prodotti chimici (+6,3 %), articoli in gomma e materie plastiche (+5,6 %) e articoli di abbigliamento (+4,6 %). Hanno segnato una battuta d’arresto i prodotti del comparto metalmeccanico, quali: macchinari ed apparecchiature (-3,8 %) prodotti della metallurgia (-13,2 %), prodotti in metallo (-4,7 %) ed apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-10,6 %).

 

Se si fa un confronto con le variazioni messe a segno rispetto ai primi nove mesi del 2008, cioè a prima della crisi internazionale, i settori che hanno realizzato le migliori performance sono stati: il farmaceutico, l’industria alimentare e i prodotti chimici. Il comparto più importante dell’economia locale, la meccanica, è invece tornato al di sotto del valore raggiunto nel periodo precedente la crisi a causa dell’andamento negativo dei primo 9 mesi del 2012 (- 2,6 % rispetto all’analogo periodo del 2011).

 

Per quanto riguarda i mercati di sbocco, le esportazioni verso l’Asia, che rappresentano il 14,4 percento dell’export provinciale accusano una flessione dell’8,2%. In particolare risultano in forte contrazione le vendite verso la Cina (-34,1%), mentre aumentano considerevolmente quelle in India (+29,4 %) e in Giappone (+18,2).

 

L’Europa si conferma di gran lunga l’area verso la quale si indirizzano maggiormente le vendite all’estero e risulta in crescita di un punto percentuale arrivando al 67,5 % del totale. In crescita del 15,3 % le esportazioni verso l’America settentrionale mentre diminuiscono del 6,1 % i flussi verso l’America centro-meridionale.

 

INDAGINE CONGIUNTURALE UNIONCAMERE GENNAIO – SETTEMBRE 2012

 

INDUSTRIA

L’andamento dei principali indicatori congiunturali nel 2012 ha evidenziato valori negativi più pesanti rispetto ai dati medi regionali per produzione, fatturato e ordini totali. Per fatturato e ordini sul mercato estero, i valori positivi parmensi sono apparsi meno intensi rispetto a quelli regionali. Fatturato: la recessione ha determinato, nei primi 9 mesi del 2012, una flessione del -3,9 %. A livello settoriale hanno ottenuto risultati negativi tutti i comparti. La diminuzione è stata particolarmente forte per l’industria del legno e del trattamento dei metalli mentre è risultata più contenuta per l’industria alimentare e per le “altre imprese manifatturiere”. Le imprese minori, da 1 a 9 dipendenti, hanno avuto il risultato più pesante in termini di fatturato con un calo del 5,1 %, mentre per le imprese piccole (10-49 dipendenti) e medie (50-499)la flessione si è fermata al -3,6 % . Fatturato estero: nei primi 9 mesi del 2012 il trend di crescita si è ridotto e mediamente è stato solo dell’1,1 %. Produzione: -4,8 % rispetto all’analogo periodo del 2011, un risultato peggiore rispetto aquello ottenuto dall’industria regionale (-4,0 %) ma meno pesante del calo accusato a livellonazionale (-6,3 %). A livello settoriale la produzione industriale è diminuita ovunque,ma in particolare il calo è più forte per l’industria del trattamento dei metalli (-9,3 %) e del legno e mobile (-8,9 %), mentre per l’industria della moda e della fabbricazione elavorazione dei minerali non metalliferi la flessione è stata del 5,6 %. Anche il settore alimentare ha segnato un dato negativo anche se minore (-2,2 %). Ordini: inferiori del 4,9 % rispetto a quelli dello stesso periodo del 2011. E’ una perdita più ampia di quella subita dal fatturato, aspetto che segnala un peggioramento della tendenza alla recessione. Ordini esteri: i risultati positivi arrivano solo dai mercati esteri. La conferma viene dall’andamento degli ordini esteri che nei primi 9 mesi del 2012 sono aumentati dell’1,6 %.

ARTIGIANATO

Il comparto dell’artigianato manifatturiero ha chiuso i primi 9 mesi del 2012 con il bilancio peggiore degli ultimi dieci anni dopo quello del 2009. Il basso profilo del mercato interno che assorbe gran parte delle vendite è alla base di questa situazione, ad oggi recessiva. Il periodo gennaio-settembre 2012 si è chiuso con una flessione media della produzione del 5,9% rispetto all’analogo periodo del 2011. Negli ultimi dieci anni, solo nel 2009 c’è stata un calo più accentuato, quando si ebbe una contrazione produttiva del 10,7 %. L’attività produttiva in Emilia-Romagna e in Italia ha registrato un andamento ancor più pesante rispettivamente -6,7 e -9,2 %. Al calo produttivo, si è associato un analogo andamento delle vendite che sono apparse in diminuzione del 5,4 % rispetto ai primi nove mesi del 2011. In calo anche la domanda, -7,3%, ma non la domanda estera, cresciuta del 2,0% rispetto allo stesso periodo 2011. In aumento del 2,8 % anche l’export, ma l’impatto di questo valore su produzione e vendite è stato tuttavia limitato a causa della scarsa propensione al commercio estero delle imprese artigiane che spesso non sono in grado di affrontare l’aggravio di oneri e problematiche legate alle esportazioni.

COSTRUZIONI

In provincia di Parma, nel periodo gennaio-settembre 2012, il volume d’affari ha accusato una flessione del 4,8 % rispetto allo stesso periodo del 2011, superiore alla diminuzione registrata in Emilia-Romagna (-2,2 %) ma più contenuta rispetto all’andamento negativo nell’intero paese (-11,6 %). Il decremento medio del fatturato riscontrato a livello locale è stato determinato dall’andamento spiccatamente negativo del primo (-10,3 %) mentre nei trimestri successivi la flessione si è allentata. Le previsioni degli imprenditori per il quarto trimestre 2012 sono anch’esse improntate al pessimismo. In base ai dati dell’Agenzia del territorio, il numero delle compravendite di abitazioni in provincia di Parma, nel primo semestre del 2012, è diminuito del 26,3 % rispetto ai primi sei mesi del 2011 che avevano evidenziato un calo dell’ 1,5 %. In Emilia-Romagna la flessione è stata analoga (-26,2 %) mentre in Italia è stata del 22,6%. Le compravendite immobiliari, nella provincia di Parma, misurate in termini di transazioni normalizzate, sono ammontate a 2.019: si tratta del quantitativo più ridotto dal 2003 (primo anno dal quale l’Agenzia del territorio ha reso disponibili statistiche territoriali).

COMMERCIO AL DETTAGLIO

 Le vendite del commercio al dettaglio hanno accusato una flessione del 5,8 %, in peggioramento rispetto alla contrazione del 1,7 % registrata nell’anno 2011. La variazione negativa passa da un -8,1% per la piccola distribuzione (1-5 dipendenti) e un -6,7 % nel caso della media distribuzione (6-19 addetti) al -1,9 % per la grande distribuzione (oltre 20 dipendenti). Il commercio al dettaglio dei prodotti alimentari registra una caduta del 6,8 % e le vendite dei prodotti non alimentari calano del 6,7 %. Per entrambi i comparti le diminuzioni segnalate sono in aumento rispetto a quelle del 2011. All’interno dei prodotti non alimentari, risultano in particolare sofferenza le vendite dell’abbigliamento e accessori (-8,7 %). Appare di segno positivo solo la variazione media dei primi nove mesi del 2012 per ipermercati, supermercati e grandi magazzini (+0,1 %).