Il Trasporto Pubblico Locale rappresenta in Emilia Romagna una realtà importante che garantisce servizi ai cittadini per oltre 114 milioni di chilometri. Di questi il 21% è realizzato attraverso l’affidamento di linee a circa 150 imprese cooperative, artigiane ed industriali che, con 700 dipendenti ed oltre 400 veicoli, assicurano l’erogazione dei servizi di mobilità ai cittadini, nel pieno rispetto delle normative vigenti ed a condizioni economiche vantaggiose per la collettività, contribuendo a garantire l’equilibrio economico finanziario del sistema di trasporto pubblico attraverso un elevato grado di efficienza raggiunta nella gestione dei servizi, garantendo il rispetto di tutte le normative, pur in presenza di oggettivi limiti operativi quali, ad esempio una bassa velocità commerciale dei servizi,  24,7 km/h con tendenza al peggioramento, – 0,9 km/h nell’ultimo anno.

 

Bastano questi dati per comprendere l’importanza strategica delle Imprese private di trasporto persone nell’ambito del sistema regionale di TPL e per evidenziare come queste siano da considerare una risorsa importante per l’intero sistema soprattutto in presenza di una costante riduzione di risorse pubbliche destinate alla Mobilità.

 

Il quadro che si profila è quello di un settore che movimenta ogni anno 257 milioni di passeggeri e che è esposto al rischio di collasso, stretto nella morsa fra incremento della domanda individuale di mobilità, minori risorse pubbliche disponibili e aumento dei costi di esercizio. Il costo operativo orario  degli ultimi 10 anni è andato incrementandosi mediamente del 3% l’anno, in presenza di un trend pressoché costante dei ricavi da vendita dei titoli di viaggio, di un fenomeno di evasione tariffaria che supera il 5% dei viaggiatori controllati e con risorse statali ridotte di anno in anno.

 

Alle difficoltà di pianificazione che hanno caratterizzato gli scenari del TPL degli anni precedenti si aggiungono ora gli effetti delle manovre introdotte con la spending review, il Patto di Stabilità e le incognite legate all’istituzione del Fondo Nazionale per il Trasporto Pubblico Locale, sui cui criteri di utilizzo delle risorse è più che legittimo avanzare seri dubbi.

 

A due anni dalla firma del Patto per la Mobilità la situazione del Trasporto Pubblico Locale in Emilia Romagna ha fin qui retto ma non appare in grado di fronteggiare da un lato la costante riduzione dei trasferimenti statali e dall’altro il cambiamento della domanda di mobilità che si esprime sia in termini qualitativi che quantitativi, complici, fra l’altro, anche gli effetti della perdurante crisi economica. Occorre ripensare ad un Trasporto Pubblico Locale regionale in grado di invertire l’attuale rapporto fra costi e ricavi, dove questi ultimi rappresentano il 30-35% dei primi, per avvicinarsi agli standard europei che vedono al riguardo un equilibrio esattamente opposto.

Per salvaguardare livello dei servizi ed escludere il rischio di tagli a scapito dell’utenza, specie quella meno protetta, e garantire il diritto alla mobilità delle persone quale elemento di competitività del sistema e componente essenziale dello sviluppo economico del territorio regionale,  occorre dar corso  ad un  reale processo di industrializzazione del settore, così come le Imprese ed Associazioni di categoria richiedono da tempo, senza peraltro poter riscontrare un avvio convincente.

 

Le risorse per il settore si possono e devono ricavare non solo dai finanziamenti pubblici, sicuramente indispensabili, ma anche dal mercato, attraverso l’efficientamento dei servizi, il contrasto all’evasione tariffaria, l’aumento di produttività, il contenimento dei costi di manutenzione, gli investimenti sui mezzi, la definizione dei “costi standard”. In questa prospettiva, che non deve rimanere solo una enunciazione, il Trasporto Pubblico può passare da una situazione di crisi ad una prospettiva di rilancio e riqualificazione e le imprese private si candidano, e sono pronte, a raccogliere questa sfida, rivendicando un loro effettivo coinvolgimento nelle scelte, dichiarandosi disponibili ad investire nel capitale sociale delle società di TPL nate dai recenti accorpamenti e nell’acquisto di mezzi tecnologicamente più avanzati, apportando anche il proprio specifico bagaglio di conoscenze, garantendo il mantenimento dei livelli occupazionali.

 

E’ urgente dar corso ad un confronto di merito, fin qui mancato, con le aziende pubbliche e gli Enti Proprietari prima di giungere alla firma del Patto per la Mobilità 2013, affinché questo non rimanga un mero documento d’intenti.Oggetto del confronto dovranno essere: lo stato delle aggregazioni delle aziende pubbliche del TPL ed i processi di integrazione con l’imprenditoria privata; le scelte da compiere nell’ambito dei Piani Industriali aziendali per evitare che l’efficientamento si traduca in un mero taglio sui servizi, a partire dalle linee affidate ai privati; tempi e modi di attuazione dell’indispensabile processo di aggregazione delle attuali 9 Agenzie per la mobilità; valutazione sul parco mezzi esistente e criteri di progressivo passaggio di risorse da spesa corrente legata alle manutenzioni ad investimenti sui mezzi.

 

In conclusione: continuare ad intervenire esclusivamente sul versante della riduzione dei costi, obiettivo comunque da perseguire, limita le prospettive del TPL in Emilia Romagna e rischia di accelerare un processo che passando per minori servizi e minori ricavi favorisce la deregulation del sistema. Su questi temi le Associazioni di categoria e le Imprese del settore auspicano l’avvio di un confronto con tutti i soggetti portatori di interessi, confronto in mancanza del quale potrebbe risultare improponibile la sottoscrizione di un nuovo Patto per la Mobilità.

 

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