Presentato il quarto Osservatorio permanente sulla tassazione delle piccole e medie imprese in Italia: “Comune che vai, fisco che trovi”. Durante la presentazione è stata illustrata la classifica della pressione fiscale e del Tax Free Day delle piccole imprese in 135 città italiane e le proposte della CNA.

 

Nel 2016 il bis dell’anno
precedente non c’è stato. Il sensibile calo della pressione fiscale registrato
nel 2015, infatti, non ha avuto seguito. L’anno scorso il Total tax rate (Ttr)
delle piccole imprese italiane è rimasto fermo al 60,9%, lo stesso livello raggiunto
l’anno prima, quando era calato di ben tre punti sul 2014. E per quest’anno si
prevede che il Ttr (in sostanza, il peso complessivamente esercitato dal fisco)
sulle piccole imprese salirà dello 0,3%, toccando il 61,2%.

 

A meno che le
stesse imprese non optino per il nuovo regime previsto dall’Iri (l’Imposta sul
reddito delle imprese, che alleggerisce la tassazione del reddito lasciato in
azienda) nel qual caso scenderà al 58,1%. Di certo, c’è che negli anni della
crisi il Ttr è passato dal 59% del 2011 al 64,5% del 2012, al 63,7% del 2013 e,
appunto, al 63,9% del 2014.

A rilevarlo “Comune che vai, fisco
che trovi”, il Rapporto 2017 dell’Osservatorio permanente CNA sulla tassazione
delle Pmi, giunto alla quarta edizione, che analizza l’andamento della
tassazione sulle piccole imprese in 135 città italiane, tra i quali tutti i
capoluoghi di provincia.

 

L’Osservatorio calcola il Ttr e
individua il Tax free day (Tfd), il giorno della liberazione dalle tasse, la
data cioè fino alla quale l’imprenditore deve lavorare – tutti gli anni – per produrre
il reddito necessario ad assolvere gli obblighi fiscali e contributivi. A
differenza di altri organismi, anche di autorevoli istituzioni internazionali,
l’Osservatorio CNA basa la sua analisi sull’impresa tipo italiana, con un laboratorio e un negozio, ricavi per
431mila euro, un impiegato e quattro operai di personale, 50mila euro di
reddito.

 

L’andamento del Ttr si ripercuote
anche sull’arrivo del Tfd, il giorno in cui l’imprenditore si libera del peso
fiscale: dal seguente può finalmente cominciare a lavorare per sé e per la sua
famiglia. L’anno scorso la liberazione fiscale delle piccole imprese in Italia è
stata festeggiata il 10 agosto, quest’anno – secondo le previsioni
dell’Osservatorio CNA – dovrebbe rimanere stabile, arretrando al 30 luglio per
le piccole imprese che abbiano optato per l’Iri.

 

Negli anni analizzati il Tfd è
caduto sempre in agosto: il 2 (2011), il 22 (2012), il 19 (2013), il 20 (2014)
e il 9 (2015).

Se guardiamo da vicino le città
radiografate dall’Osservatorio, però, le sorprese non mancano. Nel 2016 Reggio
Calabria si conferma il capoluogo  che
maggiormente tartassa le piccole imprese con un Ttr del 73,2%, un po’ meno
peggio del 2015 (74,9%) ma ben più del 62,4% segnato nel 2011. Immutate anche
le posizioni alle spalle della maglia nera.

Seconda per incidenza del Ttr sulle
piccole imprese è stata Bologna con il 71,9%(-1%), terza Roma (69,1%/-2,6%),
quindi Firenze (69%), Catania (68,5%), Bari (68,1%), Napoli (67,8%), Cremona e Salerno
(66,8%), Foggia (66,3%), Sassari (66,1%).

 

Agli antipodi di Reggio Calabria si
è piazzata Trento, dove il Ttr ha inciso soltanto per il 53,9%. Nell’ordine l’hanno
seguita Gorizia (54,4%), Cuneo, Imola e Belluno (54,5%), Sondrio (54,8%), Udine
(55,2%), Carbonia (55,3%), Arezzo e Mantova (55,7%).

 

Le graduatorie sono rimaste
pressoché inalterate per il Tfd. A Reggio Calabria gli imprenditori hanno
dovuto attendere il 24 settembre per cominciare a pensare a se stessi e alla
propria famiglia. Per fare un confronto, nel 2011 la maglia nera era stata
Napoli, dove però avevano festeggiato la liberazione fiscale il 2 settembre,
ventidue giorni prima dell’anno scorso. Il Tfd è caduto il 19 settembre a
Bologna, il 9 a Roma e a Firenze, il 7 a Catania, il 5 a Bari, il 4 a Napoli,
il 31 agosto a Cremona e Salerno, il 30 a Foggia, il 29 a Sassari. All’opposto,
i piccoli imprenditori di Trento si sono liberati dell’ingombrante “socio”
fisco il 15 luglio, il 17 è stata la volta di Gorizia e Cuneo, il 18 di Imola, Belluno
e Sondrio, il 20 di Udine e Carbonia, il 22 di Arezzo e Mantova.

 

E per quest’anno che cosa prevede
l’Osservatorio? In classifica le scosse dovrebbero essere poche. Reggio
Calabria dovrebbe continuare a primeggiare nella poco invidiabile classifica di
città con il più elevato Ttr italiano (con il 73,4%) e a festeggiare per ultima
il Tfd (il 24 settembre). Così come Trento sembra destinata a rimanere la città
più “benevola” con il 54,1% di Ttr e il 16 luglio di liberazione fiscale.

 

Le proposte della CNA


La pressione fiscale in Italia è
troppo elevata, qualunque dato si prenda. Ma il problema vero risiede piuttosto
nella iniqua distribuzione del carico, che si distingue in modo radicale
secondo la natura del reddito e svantaggia le imprese, in particolare le
piccole imprese personali. Ma la tassazione dei redditi prodotti dalle persone
fisiche non può essere diversa a seconda della differente modalità con cui si
genera reddito.

 

E’ arrivato il momento di
intervenire su un sistema fiscale evidentemente squilibrato per raggiungere tre
obiettivi di utilità generale:

 

– Ridurre la pressione fiscale garantendo, nel contempo, maggiore equità nel prelievo tra diversi redditi da lavoro;

– Invertire sensibilmente la tendenza del trasferimento alle imprese degli oneri sui controlli;

– Usare in modo intelligente la leva fiscale per aumentare la domanda interna per raggiungere in tempi rapidi e senza oneri aggiuntivi questi tre obiettivi occorre:

– Ridurre la tassazione sul reddito delle imprese personali e sul lavoro autonomo, utilizzano le risorse provenienti dalla spending review e dalla lotta all’evasione;

– Rendere l’Imu pagata sugli immobili strumentali delle imprese completamente deducibile dal reddito d’impresa;

– Rivedere la tassazione Irpef delle imprese personali e degli autonomi, prevedendo delle riduzioni automatiche all’aumentare del reddito dichiarato rispetto al reddito ideale suggerito attraverso i nuovi Indicatori sintetici di affidabilità;

– Trasformare le detrazioni relative a spese per lavori edili in crediti d’imposta cedibili agli intermediari finanziari;

– Definire il concetto di insussistenza di autonoma organizzazione per non assoggettare i soggetti all’Irap e aumentare la franchigia Irap ad almeno 30mila euro;

– Rivedere al più presto i criteri per l’attribuzione dei valori catastali degli immobili, al fine di allinearli periodicamente ai valori di mercato a invarianza di gettito;

– Agevolare il passaggio generazionale delle imprese individuali tramite la completa neutralità fiscale delle cessioni di azienda, al pari di quanto è previsto in caso di conferimenti;

– Evitare di spostare sulle imprese gli oneri dei controlli attraverso un uso intelligente della fatturazione elettronica, eliminando nel più breve tempo possibile tutti i regimi Iva del reverse change previsti attualmente, lo split payment, la ritenuta dell’8% sui bonifici relativi a spese per le quali sono riconosciute detrazioni fiscali.