Per una
competizione utile alla crescita, tanto delle imprese quanto dell’occupazione,
occorrono condizioni certe e capaci di premiare chi le regole le rispetta: solo
un mercato capace di selezionare le imprese attraverso regole uguali per tutti
i suoi concorrenti, può condurre ad una selezione virtuosa, che è la vera
concorrenza leale.

 

Lo scorso 25
settembre, presso la sede nazionale di CNA, le Associazioni imprenditoriali CNA
Federmoda, Confartigianato Moda, Casartigiani, CLAAI e le OO.SS. Filctem CGIL,
Femca CISL e Uiltec UIL dopo uno studio attento sui fenomeni di disparità
economica che hanno reso manifesta su tutto il territorio nazionale la debolezza contrattuale della
subfornitura rispetto alla committenza
, con un lavoro congiunto,
condividono la sottoscrizione della certificazione
oggettiva del costo del lavoro
.

 

Le “tabelle
del costo del lavoro” sono uno strumento che esprime la base su cui andare a
formulare, insieme ad altri parametri economici, i valori nella contrattazione
privata fra committente e subfornitore. Sono valori di riferimento suddivisi
per livello di appartenenza, che evidenziando il costo medio orario del lavoro
fissano inequivocabilmente un parametro omogeneo a cui sommare i costi fissi e
la giusta remunerazione dell’attività d’impresa, per una reale sostenibilità
economica del processo produttivo.

 

< – afferma la
vice Presidente nazionale di CNA Federmoda, Roberta Alessandriche
abbiamo portato a termine con l’impulso dirimente di tutta la Presidenza CNA
Federmoda. Aver condiviso il costo oggettivo del lavoro mette le imprese del
comparto moda nella condizione di poter disporre di uno strumento oggettivo
nella contrattazione con la committenza, da cui si evince in modo trasparente
il reale costo del lavoro, fatto di ore produttive ma anche di diritti e tutele,
che con orgoglio vogliamo poter continuare a garantire e riconoscere alle
nostre maestranze>>.


< – continua Roberta Alessandri che le tabelle elaborate si basano su parametri
oggettivi e omogenei su tutto il territorio nazionale, il cui rispetto deve
riflettere l’orgoglio di un progetto di civiltà sottostante le filiere
produttive, se vogliamo contribuire ad una competizione utile alla crescita,
tanto delle imprese quanto dell’occupazione>>.


Il riconoscimento del costo del lavoro deve inoltre essere
considerato un cambiamento culturale, capace di coinvolgere il consumatore che viene chiamato ad essere
parte attiva
nella selezione del prodotto in fase di acquisto, orientandolo
verso un “consumo responsabile” nel rispetto della dignità del lavoro e della
sua qualità in tutti i processi compresi nell’intera filiera del Made in Italy.

 

< moda – conclude Roberta Alessandrivogliamo
ribadire che il nostro impegno va in una direzione molto precisa: quella di
individuare strumenti e azioni tese a rifiutare e a isolare fenomeni di
insostenibilità economica e di sfruttamento del lavoro. Made in Italy non
significa solo realizzare le produzioni all’interno del confine nazionale, ma è
dato anche, e soprattutto, da un saper fare unico così come da valori etici
quali sostenibilità economica della filiera, tutela dei diritti di chi lavora,
rispetto dell’ambiente e della salute dei consumatori>>
.

 

Il Made in Italy è rispetto della dignità verso coloro i quali,
quel prodotto lo hanno pensato e tradotto, da idea stilistica in capo da
indossare. Made in Italy è patrimonio artistico e culturale.

 

Solo attraverso la condivisione di azioni di tutela, come la
certificazione del costo del lavoro che fissa un’asticella certa, chiara e
oggettiva, e che auspichiamo venga recepita quanto prima, riusciremo
nell’ambizioso obiettivo di promuovere i prodotti della filiera italiana
insieme ad un modello economico e sociale responsabile e sostenibile, che possa
essere apprezzato e imitato nel mondo.

 

Fonte: Ufficio Stampa CNA Emilia Romagna

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