Leggi l’intervista di Tommaso Alberini

 

Il posto non è difficile da trovare: basta prendere Via La Spezia alla rotonda di Barriera Bixio e proseguire adagio fin oltre il distributore di benzina. Poi, dopo poco, ve lo troverete sulla sinistra, indicato da un cartello con nome e logo ben visibili. 

Loppis”, che in svedese significa “mercato delle pulci”, è stato aperto in aprile 2013, e da allora ha conosciuto un successo sempre crescente, che forse nessuno si sarebbe aspettato. Se proprio si volesse costringerlo in una definizione, direi che è un mercato di modernariato e vintage design. Ma non credo che i suoi proprietari ne rimarrebbero soddisfatti. Anche perché, al piano terra, ospita sempre installazioni e mostre dai più svariati profili artistici: locali e nazionali, ma anche esteri. 

Inizialmente è così che si sono attratti i primi clienti: promuovendo le mostre e gli artisti ospitati, che a loro volta hanno fatto da calamita ad “un certo tipo di clientela”, come sottolineano Cristian ed Eleonora, che della selettività hanno fatto, paradossalmente, il punto forte della propria attività. 

 

Cristian ed Eleonora sono giovani e brillanti, sono fratello e sorella e, da quasi due anni, soci in affari.

Lui viene dal commercio, e quando “Nora” è tornata a casa dall’Iran con un’idea all’apparenza strampalata, l’ha seguita al volo nel progetto che si è poi plastificato in “Loppis”.

Lei, invece, viene dal teatro. Ha scoperto la passione per il palcoscenico quand’era ancora al liceo e l’ha seguita per anni, cimentandosi anche come regista. Poi l’Iran, il viaggio della vita: un anno nella terra dei colori, in quel “bazar a cielo aperto” che le ha dato gli stimoli estetici giusti. Laggiù quel concetto di “idea forte”, che per Eleonora è alla base di ogni impresa vincente, è maturato assieme alla “serenità interiore” necessaria.

Nessun aiuto in particolare, nessun incentivo esterno: solo tanta diffidenza da parte di chi non vedeva il potenziale del progetto e, in controparte, tanto coraggio da parte dei suoi promotori.

L’affiancamento da parte del CNA, un investimento iniziale importante e una manciata di vecchi mobili lasciati nello stabile dal proprietario: la base del negozio si è costituita così.

E poi, inaspettatamente, sono arrivati i primi venditori, che portavano vecchie cornici, lampadari, poltrone, tavoli, oggetti svariati, televisori e radio abnormi, insegne storiche, flipper, biciclette e Mosquitos Malaguti. 

 

Hanno cominciato a selezionare tutti gli oggetti che venivano loro sottoposti, scegliendone un 10-20% che, rigorosamente, non doveva esser datato oltre gli anni ’70.

Il tutto facendo affidamento “sull’estro di Eleonora”: e in effetti entrando a Loppis si ha l’impressione di essere in un grande set teatrale, dove ogni insieme di oggetti costituisce una scenografia a sé e racconta una storia diversa. L’esperienza estetica è senz’altro forte.

Il segreto di Loppis? Cristian, tra un cliente e l’altro, spiega che la cosa più importante è “rimanere sul pezzo”, viverla “di giorno in giorno, di settimana in settimana“, “svegliarsi presto la mattina e andare a letto tardi la sera: lavorare duro”.

 

Fonte: La Gazzetta di Parma

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