Si è svolta in Camera di Commercio di Parma la consegna dei premi per l’Innovazione 2013. Dieci imprese sono state selezionate tra quante hanno inviato domanda di partecipazione e che si sono distinte appunto per progetti innovativi di sviluppo o di organizzazione aziendale.

 

I rappresentanti dei vincitori, in particolare i nostri associati “Cabiria Scarl” (con un progetto che partendo dall’introduzione di un macchinario innovativo ha portato l’impresa ad implementare un nuovo servizio ed una modalità organizzativa flessibile) e “Progetto Ed Srl” (con una serie di azioni che vanno dalla collaborazione con varie Università e centri di ricerca alla strutturazione di percorsi innovativi di sviluppo della filiera), hanno preso parte a un interessante talk show condotto dal giornalista parmigiano Andrea Gavazzoli che li ha guidati nel racconto della loro interpretazione del concetto di innovazione.

 

La premiazione è anche stata l’occasione per presentare il Rapporto sull’Innovazione Regionale 2013 di cui riportiamo alcune interessanti conclusioni che sono state relazionate da Valerio Vannelli dell’Università di Bologna.

 

Innovare per fatturare

Nel campione di Parma, il 10% delle imprese che hanno introdotto almeno un’innovazione ha visto aumentare il proprio fatturato, oltre il 50% ha mantenuto il risultato dell’anno precedente, mentre poco meno del 40% ha peggiorato i ricavi. Fra le imprese parmensi non innovative, l’8,6% aumenta il fatturato, il 46,7% resta stabile mentre il 44,7% peggiora. Se si considera chi a Parma ha svolto innovazione radicale di prodotto – pur
che la numerosità dei casi è piuttosto bassa e dunque i dati sono statisticamente poco significativi – la diminuzione del fatturato ha interessato appena il 14,3% del campione. La relazione positiva è comunque confermata dal dato regionale, basato su un più ampio campione:  il 21% delle imprese innovatrici ha accresciuto il proprio fatturato, mentre per il resto del campione si scende all’11,6%.

Imprese innovatrici

Per quanto concerne le dimensioni di impresa, l’innovazione è assente nel 56% delle piccole imprese e nel 30% di quelle medie e grandi.

Gli investimenti

Complessivamente, si assiste a un netto decremento degli investimenti, già evidente con la precedente indagine ma che quest’anno risulta ulteriormente confermato. Ciò va legato al perdurare della crisi economico-finanziaria
ha intaccato le risorse finanziarie a disposizione delle imprese e parallelamente irrigidito la concessione di credito. Ma dove si collocano gli investimenti in innovazione? L’area a cui le imprese intervistate si rivolgono
con maggiore interesse è quella dei materiali, giudicata molto o abbastanza rilevante da circa il 63% dei casi, in linea con quanto emerso dalle rilevazioni degli anni passati. Al secondo posto – distanziato però di oltre otto punti percentuali a livello provinciale – si colloca per il campione parmense il tema dell’energia (55,2%), che invece, con il 48,5% delle preferenze, si posiziona al terzo posto a livello regionale. Al terzo posto si colloca poi l’ambito informatico, indicato come rilevante da poco meno della metà delle imprese, seguito a sua volta da quello dell’ingegnerizzazione dei
processi produttivi, dell’automazione e della robotica, distaccato però di quasi dieci punti e giudicato importante da poco più di tre imprese su dieci. Circa un terzo delle imprese considera poi centrale il tema dell’impatto
ambientale, in crescita nella rilevanza strategica attribuitagli dalle imprese nelle scorse rilevazioni e che proprio per questo motivo sarà ripreso nei prossimi paragrafi.

Le precondizioni   

Fra i fattori abilitanti l’innovazione, spiccano la collaborazione con i clienti, con i fornitori e le conoscenze apportate dal
personale interno all’azienda. Tuttavia, per il campione di Parma tutti questi fattori sono superati da un altro: la ricerca e sviluppo realizzata all’interno dell’impresa, indicata come molto o abbastanza importante dal 68,6% dei casi,
più elevato del 63,9% regionale, tanto che questa dimensione si colloca per il campione emiliano-romagnolo al secondo posto, preceduta, appunto, dalla collaborazione con i clienti e al pari degli investimenti e dei finanziamenti. Quest’ultimo aspetto assume minor rilievo a Parma rispetto al resto della regione, collocandosi al quarto posto con il 60,2% di risposte favorevoli, contro il terzo posto (63,9%) registrato per il campione regionale. Oltre la metà delle imprese attribuisce rilievo alle conoscenze apportate dal personale interno, mentre meno utili al fine dell’avvio di un processo innovativo sembrano le collaborazioni con gli istituti di ricerca e le università, con valori particolarmente bassi proprio per il campione di Parma.

Altri fattori necessari

L’aspetto su cui occorre innanzitutto intervenire per favorire l’innovazione è la semplificazione delle procedure e della
burocrazia della pubblica amministrazione. Al secondo posto, ancora sia per il livello provinciale che per quello regionale, si trovano le agevolazioni per l’accesso ai servizi di consulenza finanziaria. Si tratta di un tema che fino a
due anni fa occupava gli ultimi posti della graduatoria stilata dalle imprese intervistate. Con ogni probabilità, le imprese, in difficoltà soprattutto in termini di risorse finanziarie e di accesso al credito, percepiscono come
sempre più rilevante la consulenza di esperti in ambito finanziario e ritengono pertanto utile che siano previste agevolazioni per la fruizione di questo tipo di servizi.

Gli ostacoli

Gli ostacoli giudicati più problematici individuati dalle imprese intervistate sono innanzitutto l’eccessiva pressione
fiscale, indicata come principale freno all’innovazione da circa otto imprese su dieci; segue la difficoltà strategica nella lettura del mercato, problema indicato come grave da oltre il 48% dei casi di Parma a fronte del 43,2% medio regionale. Vi sono poi il rischio d’impresa, percepito come troppo elevato da quasi un’impresa su due sia a livello provinciale che regionale, e le difficoltà a reperire personale qualificato, indicate da circa il 42% delle imprese: un tema da anni evidenziato anche dalle indagini della rilevazione Excelsior (il 17,7% delle assunzioni previste dalle imprese di Parma risulta di difficile reperimento). La difficoltà della relazione da parte delle imprese intervistate con il mondo accademico e della ricerca emerge chiaramente anche in merito ai principali ostacoli al processo innovativo: il 15,2% delle imprese intervistate a Parma (e il 13,7% a livello emiliano-romagnolo) evidenzia come molto o abbastanza grave l’ostacolo costituito dal fatto che l’attività di ricerca svolta dalle università e dai centri di ricerca non coincida con i bisogni e le esigenze del mondo dell’impresa.

I benefici per l’impresa

Il principale beneficio dell’innovazione è stato il miglioramento della qualità dei prodotti e dei servizi, risultato indicato
dalla metà dei casi del campione di Parma e da una quota appena inferiore (47,9%) di quello emiliano-romagnolo. Al secondo posto, piuttosto distaccato ma con un peso decisamente più marcato a Parma che nel resto del campione regionale (42,0 contro 34,4%), si trova il miglioramento del risultato economico. Al terzo posto si colloca il miglioramento dell’organizzazione aziendale,  indicato però da meno di un quinto dei casi. La conquista di nuovi mercati, quarto beneficio collegato dalle aziende all’innovazione, ha interessato il 12,5% delle imprese parmensi e il 15,1% di quelle emiliano-romagnole.

I benefici per l’ambiente e la collettività

Nel 28% dei casi le imprese innovatrici di Parma (e quasi la metà di quelle emiliano-romagnole) dichiarano di aver ottenuto attraverso i loro investimenti benefici ambientali, economici o sociali per la collettività e il territorio di afferenza. Tuttavia, sia a Parma che nel resto della regione, secondo le imprese c’è ancora una scarsa percezione di questi benefici da parte della clientela e, più in generale, della comunità in cui l’azienda opera: il 13% delle imprese parmensi intervistate ritiene che la comunità non si sia minimamente resa conto di questi benefici e il 60,9% ritiene che li abbia percepiti soltanto in maniera limitata. Per quanto concerne i clienti, l’86% delle imprese di Parma e il 77,6% di quelle emiliano-romagnole ritengono che abbiano percepito poco o per nulla le ricadute positive dell’innovazione introdotta, con appena il 13% che invece pensa che questi benefici siano stati sufficientemente colti dalla propria clientela (22,4% a livello regionale).