L’export per il made in Italy in Usa cresce nel 2014

Per quanto si continui a parlare e scrivere di mercati emergenti e soprattutto dell’inarrestabile crescita della produzione made in China, che si appresta a diventare la prima al mondo, ci si riferisce ad una fascia di consumatori di massa, che scelgono il risparmio nel breve periodo alla vita utile degli acquisti. Cina è anche consumo e turismo di lusso, ma mai quanto quest’anno il mercato trainante per la nostra produzione nazionale sembra essere l’America.  Nel 2014 infatti l’export a stelle e strisce di prodotti made in Italy segna un +20% nel mese di giugno, se comparato all’esercizio precedente, arrivando a sfiorare i 29 miliardi di vendite.

Il target su cui puntare negli Stati Uniti

 
Non si tratta solo di lusso made in Italy, dei cosiddetti High net worth individuals, con patrimoni superiori al milione, si tratta anche di quel segmento di mercato a cui Federico Rampini ha dedicato un libro per le nuove generazioni “Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo. Manifesto generazionale per non rinunciare al futuro.” La visione di un italiano in America, di come siano trattati diversamente i baby boomers al di là dell’oceano, visti in Italia come i responsabili della crisi che non si schiodano dalle proprie poltrone. Visioni diverse per portafogli diversi, in Europa l’1% della popolazione possiede l’11% della ricchezza, negli Stati Uniti è più del triplo, il 36%.

Investimenti diretti in made in Italy

L’interesse degli americani verso il made in Italy non è solo relativo alla nostra produzione, a volte arriva ad investire nella sua tutela, e nel suo processo di digitalizzazione, come testimoniato dall’iniziativa di Google per l’eccellenza nel web in collaborazione con Unioncamere. E non solo gli americani investono nella  nostra formazione , la coreana Samusung ha infatti un progetto analogo con il programma Maestros academy, per supportare la nuova generazione di artigiani.  Non che gli italiani non siano da meno, anzi, è proprio grazie all’iniziativa privata del gruppo Tod’s e della famiglia Fendi che due importanti monumenti romani come il Colosseo e la Fontana di Trevi sono in corso di restauro. I simboli della Dolce Vita felliniana che continuano ad affascinare il pubblico del nuovo mondo, tanto da riconoscerci la tanto agognata statuetta d’oro per la Grande Bellezza.

Made in Italy e start up

Gli imprenditori europei sono sempre attenti alle idee di successo americane,  le startup in particolare sono spesso incoraggiate a realizzare delle copie di business già validati, i cosiddetti copycat. Proprio gli investitori sono più rassicurati dalle idee di successo a stelle e strisce, rispetto a business completamente inesplorati, si è praticamente esortati a dire che si sta copiando qualcun altro. Ma i copycat possono essere realizzati da chiunque in qualunque parte del mondo, adattandoli al proprio mercato, magari con l’auspicio di essere acquisiti.

Conviene quindi puntare sul made in Italy, come la maggior parte dei programmi di accelerazione degli incubatori italiani suggeriscono ?  Fare leva sulla nostra risorsa chiave per  essere più credibili all’estero presentandosi con un biglietto da visita tricolore. Senza pensare solo a moda e food, valutando tutte le singole eccellenze come segnalato dalla campagna di comunicazione Italia Caput Mundi ed approfondito con puntate di storytelling dedicate al genio italiano.

Del resto, se “made in Italy” fosse un brand riconosciuto, rientrerebbe nella famosa classifica Interbrand, e si piazzerebbe tra le prime posizioni con Coca Cola, Apple Google.

 

Fonte: www.ninjamarketing.it