Lavoro

CNA: “A giugno l’occupazione tra artigiani, micro e
piccole imprese 
cresce del 3% su giugno 2017.


Da dicembre 2014 l’aumento tocca il 13,5%.


Ora la grande incognita del Decreto Dignità”

 

 

Le assunzioni tornano a crescere
a doppia cifra rispetto all’anno scorso e a giugno determinano una importante
crescita degli occupati nelle piccole imprese. Lo rileva l’Osservatorio lavoro
della CNA che monitora mensilmente l’andamento dell’occupazione (in un campione
di circa 20mila imprese associate alla Confederazione con quasi 136mila
dipendenti) da dicembre 2014. Alla vigilia cioè dell’entrata in vigore del
pacchetto di riforme che hanno profondamente modificato la disciplina del
lavoro in Italia e che ora il governo vuole rivedere.

 

In un anno occupati +3%

L’incremento dei posti di lavoro
tra artigiani, micro e piccole imprese a giugno segna un +3% sullo stesso mese
del 2017 e un +0,9% su maggio 2018. Entrambi gli indicatori sono migliorati
rispetto a maggio, quando la crescita congiunturale aveva segnato +0,6% e la
crescita tendenziale +2,8%.

A favorire il buon andamento del
mercato occupazionale è la crescita delle assunzioni (+11,7% su maggio),
nettamente superiore all’incremento delle cessazioni (+8,9%). Il combinato
disposto registra un significativo +13,5% degli occupati rispetto a dicembre
2014, il nuovo punto massimo da quando esiste l’Osservatorio lavoro della CNA.
A maggio, viceversa, il dato a piccola taglia delle assunzioni (+5,4%) si era
confrontato con l’andamento galoppante delle cessazioni: +17,8%, oltre il
triplo dei nuovi contratti.

 

Le assunzioni battono le
cessazioni

Seguendo una tendenza consolidata
da più di due anni anche a giugno l’incremento complessivo delle assunzioni è
stato trainato dai contratti a tempo determinato che, applicati al 62,8% dei
nuovi assunti, hanno segnato un +14,2% rispetto a giugno 2017. Anche i
contratti a tempo indeterminato hanno rimarcato un vistoso aumento (+26,4%)
rispetto a dodici mesi prima ma sono stati applicati a una quota leggermente
inferiore (12,8% del totale).

Sul fronte delle cessazioni, solo
i contratti a tempo indeterminato hanno incassato una riduzione (-5,7%), in
linea con l’andamento annuale: in un anno la quota di contratti a tempo
indeterminato cessati si è ridotta di quasi cinque punti, scendendo dal 34,9%
del 2017 al 30,2%. Segno, probabilmente, di un clima economico favorevole che
ha condotto a consolidare le posizioni degli occupati in permanenza.

 

L’avanzata del tempo
determinato

Complessivamente, l’aumento su
base annua dell’occupazione nell’artigianato, le micro e le piccole imprese è
stato spinto dai nuovi contratti a tempo determinato (+29%), dal lavoro
intermittente (+25,2%) e dall’apprendistato (+19,8%). Al contrario,
l’occupazione a tempo indeterminato è arretrata del 6,9%. Il peso dei contratti
a tempo indeterminato nella platea complessiva dell’occupazione nelle piccole
imprese italiane negli oltre tre anni e mezzo monitorati è calato dall’85,1 al
63,3%. Il tempo determinato è cresciuto dal 6,9 al 23,8%. L’apprendistato dal
5,4 al 9,7%. E il lavoro intermittente dal 2,5 al 3,2%.

 

Ora la grande incognita del
Decreto Dignità

Ma ora i nuovi equilibri politici
come potranno incidere sul mercato del lavoro? Con l’approvazione del
cosiddetto Decreto Dignità – si legge nelle conclusioni dell’Osservatorio
lavoro CNA – il legislatore ha reintrodotto l’obbligo di causale per le
assunzioni con contratto a termine che superino i dodici mesi e ha ridotto il
termine di durata massima da 36 a 24 mesi. In assenza di un quadro
congiunturale sufficientemente consolidato, è improbabile che le attuali
posizioni a termine possano essere trasformate in posti di lavoro permanenti.
Appare più plausibile che le imprese continueranno a utilizzare soprattutto i
contratti a tempo determinato sia per inserire nuova manodopera nei processi
produttivi sia per prorogare quella in essere. Ed è anche verosimile che il
ricambio dei lavoratori possa procedere con maggiore frequenza – conclude lo
studio – proprio in conseguenza della riduzione della durata massima dei
contratti a tempo determinato.

 

Fonte: Ufficio Stampa CNA Nazionale