Vivere, lavorare, frequentare, intraprendere nel nostro Centro Storico sta diventando un atto eroico.

Ogni giorno è un susseguirsi di nuove regole, nuovi adempimenti, nuovi costi. Sono “eroi” i residenti che ci vivono fra accessi regolamentati, carenza di spazi per la sosta, costi per ottenere gli stessi permessi per la sosta; e sono “eroi” i Negozianti, gli Artigiani, gli Imprenditori che quotidianamente combattono una vera e propria battaglia fatta di norme, adempimenti, nuovi divieti, nuove tariffe e soprattutto nuove imposte. Una situazione nella quale sopravvivere è sempre più difficile.

 

In un periodo di crisi come questo dove i consumi sono ormai ridotti al minimo, tirare avanti per molte imprese è già un successo. Se un’impresa di qualsiasi settore è “normalmente” subissata da circa un adempimento ogni due giorni fra fisco, lavoro, Asl, Cciaa, Inps, Inail, tributi e tariffe locali, normative comunali, provinciali, regionali e quant’altro, con il conseguente rischio di incorrere proprio per l’eccesso di burocrazia in una sanzione, nel Centro Storico di Parma la cosa si moltiplica:  regolamenti per la sosta, per i varchi, per l’immondizia differenziata, per la movida, per il rumore, per il plateatico e,  per ultimo, un bel contributo di ulteriori 10 euro per avere i permessi di accesso, oltre naturalmente ai normali costi di gestione che sono ormai oltre la soglia di tolleranza.

 

Anche gli ultimi provvedimenti del Comune relativi alla raccolta differenziata stanno diventando un vero percorso ad ostacoli per negozi e imprese del centro storico, nonché un ulteriore aggravio economico. Orari per esporre i sacchetti gialli, orari per quelli di altro colore, in fasce orarie spesso incompatibili con la stessa attività lavorativa, e se si sbaglia a differenziare multe e sanzioni. Si provi pensare a tutte quelle imprese che somministrano al pubblico come bar, gelaterie, pizzerie da asporto, paninoteche ecc. che espongono al di fuori del proprio locale i cestini per la raccolta differenziata, che dovranno controllare la loro spazzatura per evitare la relativa multa, oltre che i loro clienti affinché non schiamazzino o  non sporchino davanti al locale.

 

Ci si aggiungano gli orari per i rifornimenti e gli stalli per il carico e scarico. Ma chi glielo fa fare! Non è infatti un caso che alcune settimane fa abbiano deciso di manifestare, insieme alle Associazioni, sotto i Portici del Grano per denunciare la loro rabbia. Difficile, molto difficile vedere degli imprenditori manifestare così apertamente e così numerosi. Vuol dire che il vaso è colmo e che non ne possono veramente più!

 

Sarebbe forse ora e seriamente di fare una politica per salvaguardare le nostre imprese e il nostro Centro Storico se non vogliamo che definitivamente cada in un degrado irreversibile. Quello che gli operatori del centro storico chiedono è solo di esser messi nelle condizioni di poter lavorare. Non c’è più tempo per aspettare . Non vanno ostacolati: gli imprenditori, che stanno diventando rari, vanno tutelati, difesi, supportati e non considerati dei parassiti come alcune comunicazioni istituzionali cercano di generalizzare. Certo ci sono anche quelli, come in tutte le categorie, ma nella stragrande maggioranza, però, creano ricchezza, lavoro, economia. Per ogni piccola impresa commerciale, artigianale, o di altro genere che chiude spariscono almeno tre posti di lavoro.

 

Nel nostro Centro Storico hanno chiuso ultimamente circa cento imprese commerciali e, negli ultimi anni, anche molte imprese artigianali quali restauratori, barbieri, parrucchieri, elettricisti, tipografi e via dicendo.

Ma le sole cento imprese commerciali che hanno chiuso i battenti hanno generato circa 300 persone in cerca di occupazione. Pari ed uguali al numero di occupati in una media industria che chiude i battenti e per la quale si sarebbe giustamente mosso mezzo mondo per salvarla e per salvare l’occupazione. Per i cento negozi del Centro che si fa? Nulla! Spariscono nell’indifferenza generale. Anzi si cerca di complicare quotidianamente la già difficile vita dei superstiti.

 

Quante ne dovranno chiudere ancora nell’indifferenza di tutti?

 

Non sarà forse ora di cercare di arginare questa moria di piccole imprese cercando politiche economiche e ambientali compatibili con le esigenze anche delle imprese?

 

Non sarà forse ora di togliere un po’ di burocrazia, di regolamenti, di sanzioni, di multe, di penali, balzelli e quant’altro e di introdurre qualche provvedimento per potenziare i flussi e la frequentazione?

 

Noi crediamo di sì!

 

 

Alberto Bertoli – Apla Parma

Domenico Capitelli – Cna Parma

Maurizio Caprari – Gia Parma

Enzo Malanca – Ascom Parma 

Luca Vedrini – Confesercenti Parma

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