Una
brutta congiuntura quella che ha caratterizzato i primi sei mesi del 2012 con
dati che attestano un ulteriore indebolimento rispetto alla fine del 2011. Tra
le micro e piccole imprese si respira un clima di pesante recessione.

E’
quanto emerge dai dati relativi al primo semestre del 2012 rilevati da TrendER,
l’Osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa (da 1 a 19
addetti)
realizzato da CNA Emilia Romagna e Banche di Credito Cooperativo
con la collaborazione scientifica di ISTAT sui bilanci di 5.040 imprese
associate.  I risultati congiunturali di
TrendER, insieme ad un sondaggio che ha testato umori e aspettative di un
campione di piccoli e medi imprenditori, sono stati presentati questa mattina a
Bologna. Ne hanno discusso: l’economista Ilario Favaretto; Marco
Ricci
direttore di Istat regionale; Ugo Girardi direttore generale
di Unioncamere Emilia Romagna; Gian Carlo Muzzareli, assessore alle
attività produttive della Regione Emilia-Romagna; Vincenzo Freni
dell’Istituto di ricerche Freni Marketing di Firenze, Paolo Govoni
presidente CNA Emilia Romagna e  Giulio
Magagni
Presidente della Federazione delle Banche di Credito Cooperativo
dell’Emilia Romagna.

 

Le indicazioni di TrendER: la
crisi è sempre più nera

I dati
dell’Osservatorio di CNA e BCC, confermano dunque il quadro di difficoltà con
cui si è aperto il 2012, caratterizzato nel primo semestre da un’ulteriore
diminuzione tendenziale (-3,6%) del fatturato totale che ha raggiunto
così il livello più basso mai registrato dal 2008. Ma tutte le componenti del
fatturato sono in calo, in particolare il fatturato realizzato sui mercati
esteri
(-19% rispetto allo stesso semestre 2011), annullando così quanto
era riuscito a crescere nel semestre precedente. Anche il fatturato conto
terzi
  registra una flessione con un
calo tendenziale del -2,2%. In caduta libera gli investimenti che
subiscono un vero e proprio crollo (-20,8% rispetto agli ultimi sei mesi del
2011). La dinamica tendenziale delle voci di costo è negativa per
le spese da  retribuzioni (-0,7%),
da formazione (-10,8%) e da assicurazioni (-3,2%), ma non per le spese
da consumi
  (bollette telefoniche,
energia elettrica, forza motrice, consumi gas, acqua e riscaldamento locali,
carburanti e lubrificanti) che crescono a ritmo sostenuto (+6,8%), registrando
il quinto aumento semestrale consecutivo.

 

Dinamiche settoriali: la crisi si
estende anche a manifatturiero e terziario

L’analisi
di TrendER per macrosettori mostra come all’andamento negativo del fatturato
nella prima parte dell’anno, contribuiscano soprattutto la crisi del manifatturiero
(-4,1%) e del terziario (-4,0%), mentre il calo è meno accentuato nelle costruzioni
(-2,6%). Nell’ambito del manifatturiero, la crisi risparmia solo il comparto
alimentare
(fatturato in crescita del 5,1%), mentre è particolarmente
accentuata per il comparto moda (-19,2%). Il fatturato scende anche per
la meccanica (-3,6%), dove si interrompe la serie positiva di quattro
semestri consecutivi di ripresa tendenziale. Negativa anche la dinamica del
fatturato nel legno mobile (-1,8%). Nell’ambito dei servizi, i
settori più in difficoltà, sono quelli dell’autotrasporto (-4,7%) e
della riparazione veicoli (-3,8%). I servizi a famiglie e persone
segnano un calo tendenziale meno pesante (-1,5%). Per le costruzioni
prosegue il processo di diminuzione del fatturato, ma il ritmo di
ridimensionamento si fa meno deciso: era il -10,5% nel secondo semestre 2011; è
sceso al -2,2% nel primo semestre 2012.

 

Dinamiche territoriali: alcuni
segnali positivi solo per Bologna e Rimini

A
livello territoriale nel primo semestre buone notizie solo per Bologna e
Rimini, male tutte le altre, in particolare Modena e Parma. Per la provincia di
Bologna, il fatturato cresce rispetto allo stesso semestre 2011 del
+2,2%, una variazione positiva che interrompe il processo di ridimensionamento
che ha caratterizzato tutto il 2011 e si riflette favorevolmente sugli
investimenti (+65,7%) ma anche su alcuni settori. Continua ad aumentare il
fatturato per le imprese manifatturiere (+6,8%) con una decisa crescita per la
meccanica (+10,7%), mentre si registra una sostanziale stabilità per le
costruzioni (+0,3%). Una marcata diminuzione segna il sistema moda che perde il
23,7% del fatturato. Per la provincia di Rimini i primi sei mesi del
2012 corrispondono ad una ripresa del fatturato complessivo (+4,4%); una
performance cui fa da contraltare tuttavia una ulteriore caduta degli
investimenti (-33,1%).). A livello settoriale, il dato della ripresa sembra
dovuto al positivo andamento delle costruzioni. Tra i settori produttivi, il
fatturato cresce decisamente per le imprese alimentari (+15,4%). A Modena si
registra un nuovo ridimensionamento del fatturato (-9,2%) che risulta ben più
deciso di quello precedente rilevato a fine 2011 (-2,3%) e si accompagna al
crollo degli investimenti (-35,8%). La diminuzione del fatturato è
particolarmente intensa nel manifatturiero, ma coinvolge tutti i settori. Pesano
evidentemente gli effetti del sisma di maggio, devastanti per le imprese di
questo territorio. A Reggio Emilia la ripresina del 2011 cede il passo a
una caduta di fatturato complessivo (-7,6%). Cattive notizie anche per gli  investimenti che calano del -6,7%.
L’andamento negativo è comune a tutti i macrosettori di attività: -6% per il
manifatturiero, -5,7% nel terziario e -11,2% nelle costruzioni con l’eccezione
dei servizi a famiglie e persone (+2,2%). Pesante il ridimensionamento della
meccanica (-10,5%) e del sistema moda (-8,7%). A Forlì-Cesena prosegue
il calo del fatturato complessivo (-5,6%) e si ridimensionano nuovamente gli
investimenti (-33,4%). A Ravenna prosegue, accelerando il ritmo, il calo
di fatturato complessivo (-5,7%) accompagnato da forti riduzioni negli
investimenti (-20,1%). Ancora male terziario e costruzioni, mentre, unica nota
positiva, continua a crescere (+5,6%) il manifatturiero grazie soprattutto a
meccanica (+10,7%) e legno-mobile (+17,9%). Anche a Parma il primo
semestre 2012 coincide con un nuovo ridimensionamento del fatturato (-6,5%) e
soprattutto degli investimenti segnando una nuova fase di difficoltà che
annulla il progresso fatto segnare nel semestre precedente. Tra le attività
manifatturiere l’unico settore a registrare un aumento di fatturato (+2,5%) è
quello delle trasformazioni alimentari. Infine Piacenza che si allinea
alla tendenza generale con una diminuzione del fatturato del -4,9%, calo che
interrompe la fase di recupero registrata nel 2011. L’inversione di tendenza
del fatturato totale è dovuta al ridimensionamento delle attività
manifatturiere (-8,9%) dove cresce solo il legno-mobile (+3,3%) e delle
costruzioni (-13,4%). In ripresa per contro le attività del terziario (+10,8%).

 

 

UNA RICERCA SONDA
GLI UMORI DEGLI IMPRENDITORI

LA RIPRESA E’ DI LA’
DA VENIRE. LA CURA MONTI VA PROLUNGATA? TRA INCERTEZZE E DUBBI PIU’ NO CHE SI’
DOPO UN ANNO. IL GOVERNO DEI TECNICI PERDE PUNTI.

La
crisi non rallenta, anzi si aggrava. Cosa pensano i piccoli e medi imprenditori
dell’attuale situazione economica e quali sono le loro aspettative per
l’immediato futuro? “Così non si cresce.
Se le imprese non vengono messe nelle condizioni di ricominciare ad assumere e
investire, i sacrifici fatti  e quelli
che ci aspettano, non serviranno a niente”.
Non si
intravedono via d’uscita. E’ questo
lo stato d’animo che prevale. Lo attesta un sondaggio effettuato su di un
campione di Pmi associate a CNA dall’Istituto Freni Ricerche Sociali e
Marketing di Firenze alla fine di ottobre. 
Le aspettative per il futuro sono tutte di segno negativo. Il 78% degli
imprenditori interpellati ritiene che la situazione si sia ulteriormente
aggravata rispetto a sei mesi fa e, soprattutto, che si allontanino i tempi
della ripresa.  Se a marzo, la quota
di  imprenditori che non riusciva più ad
intravedere una qualsiasi prospettiva di uscita dalla crisi sfiorava il 60%, a
settembre 2012 la quota è salita al 71%. Dunque una caduta netta di
fiducia che sfocia in vero e proprio pessimismo. I motivi? I provvedimenti assunti in questo anno, sono
stati dettati dall’emergenza e dalla gravità della situazione cui il Governo
Monti ha dovuto far fronte. Ma alle pesanti misure adottate, non sono stati
affiancati provvedimenti in grado di incentivare  lavoro e investimenti. Per contro: il
prelievo fiscale resta altissimo, cresce l’indebitamento e il credito rimane al
di sotto delle necessità. Alla domanda: “secondo
lei in che misura i provvedimenti adottati dal governo per rilanciare la
crescita, produrranno gli effetti desiderati?”
, il 60% risponde: in minima
parte; per il 19%  funzioneranno solo in
parte; il 2% ritiene che saranno efficaci; per il 18% finiranno per aggravare
la crisi. Non convincono molto neppure le misure adottate per stanare gli
evasori e recuperare il gettito fiscale (è scettico il 66%), mentre convince un
po’ di più la riorganizzazione dell’architettura istituzionale, che con
l’aggregazione di Province e Comuni, potrà recuperare risorse ed efficacia
amministrativa. Dunque la cura solo “austerità e rigore” senza “equità e
crescita” non funziona. Ne sembrano sempre più convinti gli imprenditori.
“Sacrifici tanti, risultati pochi” dicono in un clima di crescente scetticismo.
Qual è la percezione dei risultati prodotti dall’azione del governo dei
tecnici? La valutazione risulta in prevalenza (52%) di segno critico; la quota
di  quanti si esprimono in termini
positivi è in contrazione rispetto a 6 mesi fa e le
attese sono tutte negative.

 

In questo clima come viene valutata l’azione del Governo
Monti? Il voto che dopo un anno dall’insediamento gli imprenditori danno
all’Esecutivo, raggiunge a malapena la sufficienza. Le cause: per quanto
dolorose siano state le ripercussioni delle misure adottate, i risultati sono
stati minimi. Ed è alta la preoccupazione che nuovi ed ancora più pesanti
provvedimenti, siano in arrivo. Scetticismo viene espresso per quello che
riguarda le misure decise per stimolare la crescita: solo 1 imprenditore su 5
le ritiene valide. Efficaci in gran parte per il 2%; positive solo in parte per
il 19%; inefficaci per il 60%; finiranno addirittura per aggravare la crisi per
il 19%. Tra i più critici gli imprenditori reggiani, ferraresi e riminesi che
complessivamente danno un giudizio negativo o poco positivo per il 93%.

Quanto sinora fatto sul piano economico, viene
sostanzialmente ritenuto non in grado
di portare il Paese fuori dalla crisi: “Abbiamo
preso solo una boccata d’ossigeno, ma non si può continuare a subire un salasso
continuo”.

Il giudizio è invece positivo sui risultati ottenuti per l’azione svolta
sul piano internazionale, verso i mercati e gli altri Paesi dell’Unione
Europea. Lo pensa il 91%: “il precedente
Governo ha lasciato una situazione drammatica. Eravamo sull’orlo del baratro,
Monti ha lavorato bene in Europa migliorando la credibilità dell’Italia”
.
Ma il consenso complessivamente è sceso e solo grazie al giudizio sul ruolo
acquisito in Europa, raggiunge la sufficienza. Alla domanda: se può essere
auspicabile un Monti bis, ha risposto molto e abbastanza il 39% (sei mesi fa la
quota era attorno al 48%), poco o per niente auspicabile il 32%. Dubbiosi o
incerti il 29%. Tra i più critici gli imprenditori  forlivesi (41,6%) e modenesi (38,5%).