Volano di occupazione, aumentata in nove mesi del 2,5 per cento. Praticamente, una impresa su sette ha assunto.

Barriera al lavoro precario. Con il 90 per cento di occupazione stabile.

 

Le micro e piccole imprese cominciano a “sentire” la ripresa. Utilizzando le misure messe in campo dal governo per migliorare il mercato del lavoro.

 

Lo rileva l’Osservatorio Mercato del Lavoro, curato dal Centro Studi della CNA, che analizza mensilmente l’occupazione in un campione di 20.500 micro e piccole imprese, con circa 125mila dipendenti.

 

Bisognerà attendere la fine dell’anno per avere conferma dell’effettiva portata di questo capitolo nuovo della legislazione del lavoro. Ma la tendenza, positiva, appare marcata. E, se fosse confermata nell’ultimo trimestre dell’anno, rappresenterebbe un indicatore significativo di progressivo superamento della crisi occupazionale.

 

Il dato positivo è il risultato del combinato disposto tra la crescita delle assunzioni e la riduzione delle cessazioni. Nel periodo gennaio-settembre 2015 le imprese osservate hanno assunto 27.858 dipendenti (+816 addetti rispetto allo stesso periodo del 2014) mentre le cessazioni hanno interessato 24.698 lavoratori (-816 in confronto ai primi nove mesi del 2014), determinando una differenza positiva di 3.160 unità.

 

Nel periodo analizzato dal Centro Studi della CNA emerge un dato poco noto al di fuori del circuito degli esperti: nelle micro e piccole imprese l’88,9 per cento degli occupati ha un contratto stabile. In particolare, l’82,6 per cento è assunto a tempo indeterminato, il 6,3 per cento è contrattualizzato da apprendista. Il 9,4 per cento è un lavoratore a tempo determinato, mentre altre forme riguardano il residuo 1,8 per cento.

 

Ma a che cosa è dovuto il miglioramento dell’occupazione? Sicuramente al nuovo tono dell’economia italiana, fotografata dalla crescita, benché modesta, del Prodotto interno lordo.

 

Ma sulla scelta dei contratti applicati ai nuovi assunti hanno influito le misure mirate ad attenuare la rigidità del mercato del lavoro: il Decreto Poletti, che consente alle imprese di non dover più “giustificare” l’attivazione dei rapporti a tempo determinato; il Dl 167 sull’apprendistato; la Legge di Stabilità per il 2015, che ha ridotto il costo del lavoro sui contratti a tempo indeterminato, cancellando i contributi Inps sui primi tre anni di attività; Il Decreto attuativo 23/2015 del Jobs Act, in vigore dal 7 marzo, che ha introdotto una maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro.

In allegato l’Osservatorio mercato del lavoro curato dal Centro studi CNA.

Fonte: CNA.it